Continuando il discorso della scorsa istantanea sull’importanza del controllo sui nostri pensieri, abbiamo visto che la sofferenza spesso nasce dai pensieri collegati a ricordi dolorosi del passato, a momenti tristi e di disagio.
Sono pensieri che arrivano involontariamente, per questo è importante diventare consapevoli del momento in cui si formano, per non venire “risucchiati” in una spirale di sofferenza, che può perdurare anche per molte ore o addirittura giorni e notti.
Lo psicologo scrittore Giulio Cesare Giacobbe, nel libro “Come diventare un Buddha in cinque settimane”, riprende una frase del Buddha:
“Osserva con distacco i tuoi pensieri, come osservi con distacco il volo lontano degli uccelli nella pace della sera.
L’osservazione distaccata del pensiero lo neutralizza: gli toglie la carica emotiva e quindi spezza la catena del suo autorafforzamento nella memoria e dunque la sua forza di riproduzione.
Noi siamo dominati da tutto quello con cui ci identifichiamo e dominiamo tutto quello da cui ci disidentifichiamo”.
Riprendo l’esempio fatto nella scorsa istantanea: nel momento in cui sul lavoro non ricevo la promozione che mi aspetto e penso che sia perché non sono all’altezza, faccio un pensiero su di me di inadeguatezza e quindi mi identifico con questa immagine.
Potrebbe anche essere che la promozione non mi venga data per motivi che non riguardano le mie capacità, per cui l’equazione che faccio tra il non averla avuta e l’inadeguatezza è un semplice pensiero e non è la realtà.
“Se noi spostiamo la nostra attenzione dagli oggetti esterni ai nostri stessi pensieri, modifichiamo la nostra dinamica mentale. Se osserviamo un determinato pensiero e una determinata paura nella nostra mente, diventiamo un osservatore esterno che prende semplicemente atto della presenza di quel pensiero e di quella paura.
In questo modo quel pensiero e quella paura non riguardano più il nostro Io, perché il nostro Io si è spostato dal soggetto di quel pensiero e di quella paura, all’osservatore esterno.
Questo raffredda, per così dire, la paura e impedisce che essa si registri nella nostra memoria, non rafforzando quel pensiero e non favorendo così la sua riproduzione nel futuro. In questo modo il pensiero tensivo, carico di sofferenza, viene neutralizzato”.
Questo meccanismo l’ho notato su di me, il mio senso di inadeguatezza riguardava vari ambiti della mia vita. Ogni volta che qualcosa, a mio avviso, andava storto, davo subito la responsabilità al mio essere inadeguata alle varie situazioni.
La consapevolezza di questo mio meccanismo mentale, ora mi fa accorgere tempestivamente che sto cadendo in questa trappola e la sofferenza che ne deriva dura per breve tempo.
Grazie a queste nuove memorie e all’esercizio di consapevolezza quotidiano, nella mia vita i pochi momenti di sofferenza sono brevi.
Riuscire a praticare il distacco dai nostri pensieri e a non farci coinvolgere dal loro carico di emotività ci aiuta a non mettere in atto lo stesso copione che ci accompagna da anni.
L’auto osservazione di come questi pensieri ripetitivi e dolorosi ci creano la sofferenza, è il primo passo di consapevolezza per distaccarci da essi.
Alla prossima istantanea