Anita Moorjani nel suo libro “Morendo ho ritrovato me stessa”, alla domanda dell’intervistatore “Troppo amore per sé non rischia di rendere le persone egoiste ed egotiche?”, risponde così:
”Una volta compreso che ciascuno di noi è al centro dell’universo infinito, la nostra centralità rispetto al tutto diventa preponderante e capiamo il valore di amare noi stessi. Non possiamo dare ciò che non possediamo.
La mia cultura mi ha insegnato a mettere gli altri al primo posto e me per ultima, o a non considerarmi per niente. Non ho imparato ad amare me stessa o ad apprezzare chi e cosa sono, di conseguenza avevo molto poco da offrire agli altri.
Solo quando riempiamo la nostra tazza con riguardo nei nostri confronti, abbiamo qualcosa da dare. Solo quando ci amiamo incondizionatamente, accettandoci in quanto creature perfette, con grande rispetto e compassione, possiamo sperare di offrire lo stesso agli altri.
Amare se stessi viene prima di tutto e l’attenzione per gli altri ne è un inevitabile risultato.
L’egoismo nasce da troppo poco amore per sé, perché in questo modo compensiamo la nostra mancanza. Non è possibile prendersi troppa cura di sé, così come non è possibile provare un affetto troppo sincero per gli altri”.
Scrive, inoltre, che la grande sofferenza del nostro mondo è dovuta proprio al poco amore che le persone hanno per sé, dando molto più importanza al giudizio, all’insicurezza, alla paura e alla sfiducia.
Queste parole dell’autrice mi hanno fatta riflettere sulla mia vita.
Il fatto di non amarmi mi portava a dipendere dall’amore degli altri e ad avere paura di perderlo, trascorrevo il tempo a pensare a quanto fossi inadeguata, ma nello stesso tempo mi mettevo su un piedistallo, credendomi migliore degli altri, perché mi sforzavo di esaudire i bisogni delle persone intorno a me e loro no.
Ho capito che meno mi amavo e più stavo nel giudizio, più avevo paura, proprio come descrive Anita Moorjani.
Amare noi stessi e pensare alla nostra felicità non vuol dire essere egoisti, perché imparando ad amare anche i nostri difetti e le nostre parti più oscure, saremo in grado di diventare più empatici e amorevoli nei confronti del prossimo. Saremo talmente pieni di amore che questo si riverserà spontaneamente anche a chi vive intorno a noi.
L’ego impedisce la nostra crescita?
L’intervistatore le chiede anche: “La maggior parte delle persone che percorrono un cammino spirituale credono che l’ego impedisca la crescita spirituale e credono che debba essere eliminato. Perché tu non la pensi così?”
L’autrice risponde: “Perché se neghi l’esistenza dell’ego, esso si ripercuoterà su di te ancora più duramente. Quanto più respingi una cosa, tanto più essa combatte per la sua sopravvivenza. Ma quando ami il tuo completamente e incondizionatamente e accetti che sia parte del tuo modo di esprimerti nella vita, non avrai più problemi con lui. Non ostacolerà la tua crescita, al contrario, rappresenterà una risorsa.
Tutti noi nasciamo con un ego, è una parte naturale di ciò che siamo. Solo nella morte restiamo senza. Combattere contro l’ego nella vita crea solo più autocritica. Inoltre, solo amando il nostro ego incondizionatamente siamo in grado di accettare quello degli altri.
E’ a questo punto che l’ego smette di essere un problema e la tua umiltà e perfezione riverberano attraverso di esso”.
Spesso faccio fatica ad amare il mio ego, lo sento ingombrante nel suo costante giudizio e faccio ancora fatica ad accettare di avere alcuni pensieri.
Quando vogliamo migliorare, pensiamo di dover imparare, di doverci sforzare, ma la cosa più importante da fare è smettere di giudicarci.
Impariamo ad accettare tutte le nostre parti, sorridiamo a noi stessi con amorevolezza.
Alla prossima istantanea.