Come stai vivendo queste giornate dove abbiamo una limitazione della libertà? Soprattutto come stai vivendo in famiglia? Ci sono alcuni che, anche se sono preoccupati per il lavoro, sono felici di poter trascorrere più tempo a casa, magari con il proprio partner e i propri figli, mentre altri stanno patendo a vivere in spazi ristretti.
I genitori si lamentano dei figli e viceversa. Soprattutto i figli lamentano che i genitori impartiscono ordini e consigli e questo li rende insofferenti.
La dinamica è quella in cui uno dice all’altro “Guardati tu che io so badare a me stesso, guarda cosa stai facendo tu” e viceversa. Per quanto riguarda i figli è come se dicessero ai genitori: “non hai fiducia in me, non ti fidi di me, se non mi comporto come tu ti aspetti è come se mi dicessi che non vado bene”.
Questo è un problema che forse abbiamo avuto tutti noi da figli, ma di conseguenza l’hanno avuto anche i nostri genitori in precedenza con i loro genitori. Il problema deriva dal fatto di non amare noi stessi in modo profondo.
Desideriamo l’approvazione dei nostri famigliari per come agiamo, ci sembra di dover meritare affetto e considerazione. Fondamentalmente abbiamo paura di non valere.
“se non faccio come vuoi tu non ti vado bene, io invece voglio andarti bene in qualsiasi modo, voglio essere me stesso”.
Come imparare ad auto-osservarsi
L’osservazione dei nostri pensieri ci permette di scegliere quali pensieri lasciare andare. Ad esempio, quando ci capita qualcosa di spiacevole e riusciamo a non reagire e ad auto-osservarci, scopriamo nuovi aspetti di noi e usciamo dall’idealizzazione che proviene dalla paura di non essere come gli altri ci vogliono.
Purtroppo questa società ci parla costantemente di come noi dovremmo essere, estremamente performanti, multitasking, veloci, efficienti. Peccato che tutte queste richieste non siano benefiche per il nostro essere, che ha bisogno di tempi per poter sentire e meno per reagire.
Fin da quando siamo bambini ci viene detto cosa fare e cosa non fare, non ci abituano a sentire se stiamo meglio in una situazione e non un altra, inoltre ci confrontano costantemente facendo delle classifiche su chi è più o meno bravo tra fratelli, compagni di classe, ecc.
Nel libro “Fare pace con se stessi” Thich Nhat Hanh ci dice: “da bambini siamo molto vulnerabili e veniamo facilmente feriti. Uno sguardo severo di nostro padre, o una parola dura di nostra madre può farci affliggere profondamente. Da piccoli proviamo molte emozioni.. difficile esprimerle nonostante i nostri ripetuti tentativi. Anche se talvolta ci riusciamo, gli adulti intorno a noi potrebbero non sentirci, non ascoltarci.. il nostro bambino interiore è ancora lì e potrebbe essere profondamente ferito.. dobbiamo vederlo, confortarlo, amarlo e prendercene cura”.
Accettare se stessi e perdonarsi
Thich Nhat Hanh ci suggerisce di tornare al nostro bambino quotidianamente in modo tale da sciogliere le sofferenze interiorizzate da piccoli impedendo loro di cicatrizzarsi, ci insegna a dialogare con il bambino interiore per affrontare la vita adulta con più serenità e consapevolezza.
Meditando ho imparato a sentire in me sensazioni di pace, di calma, beatitudine e compassione. Queste sensazioni perdurano sempre di più dentro di me e mi permettono di essere più sorridente e accogliente verso gli altri. Quando qualcuno si rivolge a me in tono scortese, sento verso quella persona un senso di compassione, perché vive in modo inconsapevole e quel comportamento stesso gli sta creando dolore.
Quando rivendichiamo da parte dei nostri genitori, soprattutto se siamo più grandi, un comportamento benevolo, è perché siamo i primi che non riescono a sentire benevolenza verso noi stessi.
Scopriamo quanto è importante essere empatici con se stessi: questo approccio attenua la nostra incalzante tendenza all’autocritica. Alla fine ci rendiamo conto che non abbiamo bisogno dell’approvazione degli altri per stare bene, perché abbiamo già la nostra personale e genuina approvazione.
Cerchiamo quindi di fare una discussione in meno e proviamo a dirci queste parole di conforto:
“che andiamo bene comunque siamo”
Alla prossima istantanea