Nella precedente istantanea abbiamo visto che l’ansia può essere un’alleata, che ci può aiutare a capire che non stiamo vivendo in sintonia con noi stessi.
Per questo motivo non dobbiamo scappare da essa, ma utilizzarla semmai per crescere e diventare liberi di fare le scelte migliori per noi.
Abbiamo visto che essa può avere origine da un conflitto tra una nostra parte più spontanea ed una più idealizzata e controllante, che ci influenza. Noi non ci rendiamo conto di essere influenzati da questa parte controllante.
Spesso percepiamo disagio quando le cose non si realizzano come ce le aspettiamo, la nostra mente automatica confronta la realtà vera con quella che invece dovrebbe essere secondo i nostri canoni e, quando le due cose non coincidono, possiamo sentire una voce interiore che dice che ci siamo comportati male, che dovevamo fare diversamente, che siamo incapaci, ecc.
Allora uno strumento che ci potrebbe essere utile per sentire cosa desideriamo veramente, per non soccombere a queste voce polemica, è stare nel silenzio.
Nel libro “La luce in fondo”, Luigi Maria Epicoco, filosofo teologo, scrive:
“In questo percorso interiore, tante cose ci impediscono di stare nel silenzio.
Tra quelle che si frappongono fra il nostro desiderio di percorrere la via del silenzio e la sua vera attuazione, attraverso l’educazione di un ascolto più grande, il nemico principale è un’esperienza comune a moltissimi di noi, quella del giudizio.
Ora, se dovessimo rendere in maniera plastica questa esperienza d’impedimento, dovremmo dire che dentro ognuno di noi c’è un nemico, il quale in quanto nemico pensa male di noi, ha una visione di noi negativa.
E’ un nemico concentrato su ciò che non siamo e che potremmo essere, è un nemico che sfrutta le nostre paure, le nostre insicurezze, le nostre ferite e ce le scaglia addosso come proiettili.
E’ una voce interiore che costantemente ci dice che non valiamo nulla, che non siamo degni d’amore, che siamo sbagliati, che siamo condannati a non essere felici, è un dito puntato che ci scoraggia costantemente, e che ci guarda con disprezzo”.
Questa consapevolezza l’ho raggiunta anche grazie alla psicoterapia, ho iniziato a rendermi conto della vocina interna che mi dava il tormento, riuscire a sentirla mi è stato di grosso aiuto, perché mi ha permesso di fare un collegamento tra il mio disagio e il mio rimuginare su pensieri di inadeguatezza.
Proviamo a fare esperienza nel momento in cui ci sentiamo a disagio, proviamo a fare silenzio nella nostra mente e stiamo ad ascoltare… se sentiamo una voce interna che ci contesta, proviamo a non amplificarla.
Il silenzio e la meditazione possono aiutarci ad affrontare questo compito, magari un po’ difficile, ma che ci permetterà di vivere sempre più seguendo la nostra vera natura ed essenza.
Alla prossima istantanea.