Continuiamo con il nostro cammino di consapevolezza sul lasciare andare l’attaccamento, che abbiamo visto si manifesta in varie forme.
Nella scorsa istantanea vi avevo invitato a non guardare la vostra trasmissione preferita, provando a fare qualcos’altro di interessante. Questo compito ci può mostrare come noi possiamo fare a meno di un’abitudine e stare bene lo stesso.
In questo modo siamo noi che riusciamo a fare a meno e quando la serie televisiva finirà, saremo pronti a rinunciarvi. Iniziamo con alcuni piccoli attaccamenti e abitudini per poi arrivare a lasciare andare quelli più impegnativi.
Prendiamo l’esempio del tabagismo, che è una dipendenza impegnativa. Chi ha questa dipendenza e vuole provare a smettere, se inizia ad “aggredire” i piccoli attaccamenti, potrà poi avere fiducia nelle sue capacità di uscire dall’abitudine della sigaretta.
Questo esercizio ci può anche aiutare a valorizzare ciò che abbiamo, per stare nella gratitudine, nella pienezza, al posto che nella mancanza.
Giulio Cesare Giacobbe, nel libro “Come diventare un Buddha in cinque settimane” scrive:
“Quando ti sarai liberato o liberata dei tuoi attaccamenti, soprattutto dalla pretesa che tutto rimanga sempre uguale a se stesso e come lo vuoi tu, scoprirai una cosa meravigliosa. Che la consapevolezza della precarietà della vita e di tutte le cose, ti fa apprezzare mille volte più di prima la loro unicità e la loro bellezza”.
Le abitudini e gli attaccamenti a volte ci fanno sottovalutare alcune cose che per noi sono importanti e, di solito, ci accorgiamo della loro importanza quando esse ci vengono a mancare.
Il valore di ciò che abbiamo
“Ogni attimo diventerà per te unico e irripetibile e tu ne diventerai consapevole.
E allora assaporerai quell’incredibile piacere in ogni cosa, ogni persona, ogni situazione, per quanto fastidiose, per quanto disgustose siano. Anzi, ed è qui la grandiosità della buddhità, non vedrai neppure più il fastidioso, il disgustoso, il brutto, il cattivo.
Perché ogni cosa, vista nella sua precarietà e nella sua unicità, è meravigliosa, per il solo fatto di esistere. Per non dire delle persone. Ogni persona infatti, per quanto meschina, insignificante, persino fastidiosa, antipatica, cattiva e soprattutto stupida, è unica, meravigliosa in quanto esistente, viva, reale.
E tu se ti sarai liberato o liberata dagli attaccamenti, saprai apprezzarla, amarla. Saprai goderla quando c’è.
E senza essere diversa da com’è. Cioè senza attaccamento. Perché l’attaccamento è sempre attaccamento a ciò che non c’è, in quanto è desiderio di ciò che non c’è”.
Si può pensare che sia difficile mettere in atto ciò che dice Giacobbe, se non sopportiamo un collega, un capo, un conoscente, ma possiamo provare a pensare che ognuna di queste persone ci sta insegnando qualcosa.
Così quando saremo costretti a frequentarle vivremo più serenamente la loro presenza.
Nessuno di noi incarna solamente negatività, tutti abbiamo sia parti positive che negative e ognuno di noi le vive in modo differente. Qualcosa che a noi dà fastidio, qualcun altro può invece apprezzarlo.
Se riusciamo a stare nel non attaccamento prendiamo la vita per quello che ci dà, viviamo e godiamo di quello che c’è, senza cercare di evitare quello che c’è e pretendere quello che non c’è.
Questo per me vuol dire essere libera e vivere in libertà per me equivale ad essere felice.
Alla prossima istantanea