Questo per me è un periodo un po’ difficile perché recentemente è mancata la mia mamma, però rispetto a qualche anno fa, oggi sono in grado di gestire meglio questo dolore.
Il cammino che sto facendo, grazie alla meditazione e alle letture che condivido sul mio blog, mi hanno permesso di imparare ad accettare maggiormente gli eventi della vita.
Ho imparato ad elaborare il dolore cercando di distinguere la sofferenza per la mancanza, dalla sofferenza dovuta a pensieri che creano rimuginii mentali e alimentano sensi di colpa.
Questa sofferenza più “mentale” Eckhart Tolle la definisce “il corpo di dolore“.
Nel libro “Come mettere in pratica il potere di adesso” ci spiega come spezzare l’identificazione con il corpo di dolore.
“Il corpo di dolore non vuole che tu lo osservi direttamente e che lo veda per quello che è”.
Il corpo di dolore è quella energia che si produce dalle prime frustrazioni che abbiamo da bambini, che s’ingrandisce e si nutre del dolore provocato dai pensieri che si agganciano a ricordi ed emozioni negative.
Noi inconsapevolmente alimentiamo questa energia, rimanendone intrappolati per lunghi momenti.
“Nel momento in cui lo osservi, avverti dentro di te il suo campo energetico e ci focalizzi l’attenzione, la tua identificazione con esso viene meno”.
In questi giorni noto proprio questo meccanismo. Sento il vuoto lasciato dall’assenza di mia madre e da questo sentire scaturiscono i pensieri di frustrazione, rabbia, senso di colpa.
Ora però sono sempre più attenta e veloce nello smascherare la mia mente, che produce questi pensieri che vanno ad alimentare quello che Tolle definisce il corpo di dolore.
Allora cerco di dirigere i miei pensieri verso l’amore che ci ha tenute unite, la gratitudine per tutto quello che mi ha insegnato e per la vita che mi ha dato e cerco di sentire la sua presenza che mi infonde sostegno.
“Subentra un livello di consapevolezza superiore, che io chiamo presenza”. Effettivamente adesso riesco a vedere i miei pensieri perché sono presente, sennò mi ritroverei trascinata nel corpo di dolore e la mia sofferenza si amplificherebbe.
L’essere presente mi permette di riconoscere i pensieri e decidere se amplificarli o meno, a seconda se mi fanno stare meglio oppure no.
“Adesso sei testimone o osservatore del corpo di dolore. Ciò significa che non può più usarti fingendo di essere te, non può più rifornirsi attraverso di te. Hai trovato la tua forza intrinseca”.
Oggi ho fatto un esempio sulla morte e sul lutto da elaborare, ma spesso soffriamo perché ci sentiamo rifiutati o esclusi e produciamo tanti pensieri che ci fanno alimentare il corpo di dolore.
Ricordiamoci del potere che abbiamo, stando nella presenza mentale, di vedere e capire veramente cosa sta dietro alla nostra sofferenza.
Riusciremo così a ridurre l’identificazione con il corpo di dolore e a superare i momenti difficili.
Alla prossima istantanea