Nel libro “Avrah Ka Dabra – Creo quel che dico” di Dario Canil si trovano degli esercizi utili per imparare ad essere sempre più consapevoli. Spesso ti dico che mi sono auto osservata, ma come ho fatto?
Quando ho provato a far emergere la mia parte più profonda, il mio essere, non facendomi più influenzare dalla parte della mente che si preoccupava e mi parlava costantemente, ho imparato ad auto osservarmi.
Per auto osservarmi devo essere presente, un esercizio difficile, che non riesco a fare costantemente momento per momento, però molto utile, che mi ha permesso di vedere i meccanismi automatici che si ripetevano e di notare comportamenti abituali che avevo.
Dario Canil ci consiglia di notare quali comportamenti sistematici abbiamo, come facciamo le cose sempre nello stesso modo: ad esempio quale scarpa allacciamo per prima.
Il passaggio dopo è prova a non farlo. Prova a trattenerti. Logicamente per essere nella situazione di non farlo, devi poterti osservare ed essere consapevole e presente.
Lui lo chiama l’esercizio del non fare.
“puoi applicare il non fare in innumerevoli situazioni, che appartengono alla comune descrizione che tu dai del mondo o di te stesso”.
In passato, ad esempio, arrivavo a casa e accendevo subito la televisione, e questo era un automatismo, dato che spesso alla televisione non c’è niente che mi interessi davvero.
“Il non fare, interrompe la tua descrizione del mondo, sospende il fare del mondo ordinario. E’ lo strumento che ti porta sul versante ignoto della realtà e ad esplorare nuovi aspetti di te stesso”.
Quindi il non fare ti libera dall’incantesimo dei tuoi meccanismi e dei tuoi rituali.
Dopo quest’esercizio del non fare ce ne suggerisce un altro un po’ più complesso. Tuttora io faccio difficoltà a metterlo in atto: trascendere la voglia di approvazione.
Quest’esercizio per me è molto difficile, dato che mi sono sempre identificata nel ruolo della “brava bambina”, compiacente con gli altri, quindi trovo difficile uscire da questo automatismo, ma ne comprendo il significato e ci provo costantemente.
“Ogni volta che hai l’occasione di dire qualche cosa che può metterti in buona luce di fronte alle persone che per te contano, hai due modi di differenziare e di venir via da quel meccanismo, da quella voglia di essere approvato:
–trattenendoti dal manifestare apertamente quanto sei bravo, intelligente, geniale, spiritoso, simpatico ecc..Tanto più di costa trattenerti in tal senso, tanto più stai costringendo la macchina a svegliarsi.
–osservandoti in piena presenza, quando hai appena mostrato al mondo la tua straordinaria lungimiranza, ridi di gusto della tua importanza personale, rileva quanto quest’atteggiamento sia triste e indegno di una persona sveglia che è presente a se stesso”.
Canil usa delle parole che scuotono dicendo che questo meccanismo è indegno, ma secondo me ciò che è da sottolineare è che è un meccanismo che ci incatena. Tutti noi di solito vogliamo essere riconosciuti, io per prima, assolutamente, però l’importante è che questo non faccia sì che mi adegui a delle situazioni a cui non vorrei sottostare, solamente per essere accettata e amata.
E’ importante fare degli esercizi di questo tipo per poterci auto osservare, in modo tale da essere liberi. Se un giorno ci vogliamo “fare belli”, l’importante è che sappiamo che è un meccanismo che noi possiamo osservare, e che mettiamo in atto quando lo vogliamo noi, e non è lui che schiavizza noi.
Alla prossima istantanea.
![]() |