Oggi vorrei suggerire un regalo che a Natale i genitori potrebbero fare ai loro figli.
Come ormai saprete tutti, credo molto nella meditazione e sarebbe utile iniziare a insegnare la pratica della Mindfullness già ai bambini della scuola materna, perché penso che sia fondamentale diventare consapevoli di noi stessi il prima possibile.
Consapevoli di noi stessi e delle nostre emozioni.
Faccio parte di una generazione cresciuta con i genitori che dicevano ai figli cosa dovevano o non dovevano fare, quello che era giusto o sbagliato e ho dovuto fare un lungo percorso di psicoterapia per riuscire a smantellare tutte le vocine giudicanti su me stessa e gli altri.
Il segreto per vivere con felicità e serenità è accettare il prima possibile noi stessi e amarci per quello che siamo e non per quello che gli altri ci dicono che dovremmo essere.
La paura di non essere capaci
Il libro “Calmo e attento come una ranocchia” di Eline Snel, con prefazione di Jon Kabat-Zinn, il fondatore del metodo Mindfulness, è una guida per i genitori in questo senso, propone degli esercizi perché essi possano aiutare i propri figli ad aumentare la consapevolezza di sé.
“In una classe di ragazzini di 1° media, ho proposto un esercizio di osservazione: dopo aver disposto in un vassoio dodici oggetti, chiedevo ai bambini di osservarli con molta attenzione per trenta secondi, poi coprivo il vassoio con un pezzo di stoffa e dicevo loro di scrivere su un foglio quali oggetti avevano visto.
La prima volta che ho spiegato l’esercizio alla classe, un’alunna si è subito lasciata prendere dal panico e ha esclamato: “Non sono capace, non mi ricordo mai niente!”. La sua insicurezza mi ha rattristato. Come poteva essere così certa di non farcela se non ci aveva nemmeno provato?
L’ho rassicurata e ho spiegato che i nostri pensieri non hanno sempre ragione, lei allora ha fatto del suo meglio per concentrarsi e, al primo tentativo, ha memorizzato quattro oggetti, un risultato identico a quello di molti suoi compagni. La ragazzina era sorpresa.
Abbiamo ripetuto l’esercizio dei dodici oggetti tre volte la settimana per quindici giorni e i risultati sono migliorati in maniera considerevole, insieme alla fiducia in se stessi dei bambini. Tutti gli alunni della classe hanno dimostrato di sapere ricordare e concentrarsi con più facilità e soprattutto si sono divertiti”.
Mi ha colpito questo racconto perché evidenzia come questa a questa bambina fosse già stata data una sorta di etichetta su di lei, come può essere capitato anche a noi nella nostra infanzia.
Ad esempio mi ricordo che io venivo presa in giro, anche se bonariamente, da mia mamma e mia sorella perché mangiavo lentamente, mi definivano “la nonna” per come ero lenta a fare le cose.
Questa cosa mi ha condizionata molto, tanto che quando andavo all’Università a Torino, facevo il tragitto tra la stazione Porta Nuova e Palazzo Nuovo così velocemente che nessuno riusciva a stare al passo, ma lo facevo per reazione all’etichetta che mi era stata appiccicata da bambina.
Questo condizionamento mi ha portata spesso a fare le cose in modo da poter dimostrare che sapevo anche essere veloce. La consapevolezza delle etichette che ci sono state appiccicate è importantissima perché, nel mio caso, mi ha permesso di trovare il giusto equilibrio tra l’essere veloce o lenta a seconda delle necessità e a capire che io posso essere entrambe le cose.
Il respiro ci connette con noi stessi
Nel libro si trovano anche esercizi sulla respirazione, l’autrice scrive:
“Provate a far riflettere i vostri figli quando sono rilassati e felici, potete chiedergli se il loro respiro è profondo o superficiale, regolare o irregolare. Suggeritegli di osservare il respiro mentre vanno in bicicletta, sono in fila a una cassa o chiacchierano con degli amici.
Che cosa gli dice il respiro in questi momenti? Con il tempo i vostri figli diventeranno sempre più consapevoli del movimento del respiro nei momenti di ansia, tristezza, calma ed eccitazione, il nostro respiro è come un barometro, rivela le condizioni del nostro mondo interiore e di quello esterno”
Anche questo esercizio di consapevolezza sul nostro respiro ci aiuta a portare l’attenzione all’interno di noi stessi. Spesso quando abbiamo un disagio pensiamo che ce l’abbia provocato qualcosa di esterno, mentre invece può essere nato da un’idea di inadeguatezza che abbiamo già dentro di noi.
Imparando ad osservare la nostra interiorità, ci conosceremo sempre un po’ di più.
Questo libro contiene delle meditazioni che si possono sperimentare e vi è anche un libro con lo stesso titolo, dedicato però ai bambini, che contiene degli esercizi studiati per loro, per aiutarli ad individuare e riconoscere gli stati d’animo come la rabbia, la gioia o la tristezza.
E’ una bella mappa, così i bambini imparano a dare un nome a quello che provano e prima imparano a farlo, prima diventeranno padroni delle loro capacità e dei loro pensieri.
Alla prossima istantanea