A tutti può capitare di soffrire a causa del rancore che proviamo verso persone o situazioni. La parola chiave per superare questo disagio è perdono.
Abbiamo visto nelle scorse istantanee, che le emozioni sono transitorie, quando arrivano durano alcuni istanti e poi se ne vanno.
Se sono belle ci lasciano un vissuto positivo, dei bei ricordi, ma se sono brutte, purtroppo noi continuiamo a ripensarci e alimentiamo una sofferenza che potrebbe dissolversi prima, se riuscissimo a focalizzarci su quello che c’è da vivere nel qui e ora.
Mia mamma, ad esempio, era una grande “ruminatrice”.
I miei genitori si erano separati da almeno 30 anni e lei, in certi momenti della vita, si lamentava ancora di questo. La cosa particolare è che se ne lamentava solo quando si soffermava a pensare a quel passato.
Erano trascorsi 30 anni e di momenti di felicità ne aveva vissuti da allora, ma se passava un periodo down, lo collegava alla separazione da mio padre e si arrabbiava con lui. L’aspetto buffo è che quando incontrava mio papà, alle feste di compleanno o a Natale, era contenta, si vedeva che gli voleva ancora bene, ma tutti i momenti di malessere che viveva, li imputava a mio padre.
Non ha mai compreso che la sofferenza proveniva dai suoi pensieri e non da mio papà, con cui non viveva più da trent’anni.
Se avesse perdonato se stessa e mio padre per la separazione, sarebbe stata meno rancorosa e più felice.
Perdono significa lasciare andare il dolore
Forse la parola perdono ci crea resistenza perché viene genericamente collegata ad un concetto religioso.
Ad esempio, c’è chi pensa che “porgere l’altra guancia” sia come farsi prendere in giro, perché se abbiamo già subìto uno sgarbo dobbiamo ancora porgere l’altra guancia e continuare a subire?
Il significato del “porgere l’altra guancia“, è comprendere che l’altro non è riuscito a comportarsi in modo diverso e nel momento in cui porgo l’altra guancia mi libero dal rancore provocato da quell’episodio.
Di perdono ci parla anche Eckhart Tolle nel suo libro più conosciuto “Il potere di adesso”:
“Il mancato perdono spesso è rivolto verso un’altra persona o verso te stesso. Ma può anche riguardare una situazione, una condizione passata, presente, futura, che la mente si rifiuta di accettare. Sì, ci può essere anche assenza di perdono per il futuro, è il rifiuto della mente di accettare l’incertezza, di riconoscere che il futuro sia al di fuori del suo controllo.
Perdono significa abbandonare il rancore e lasciare andare il dolore.
Avviene spontaneamente quando ti rendi conto che il rancore non ha altro scopo che quello di rafforzare un falso sé d’identità. Perdono significa non opporre resistenza alla vita consentendole di vivere attraverso di noi. Le alternative sono dolore e sofferenza, un flusso di energia vitale fortemente ristretto e in molti casi può trasformarsi in malattia fisica.
Nell’istante in cui perdoni davvero recuperi il tuo potere della mente, l’assenza di perdono è la natura stessa della mente, così come il falso sé che lo ha creato. L’ego non può vivere senza lotta e conflitto. La mente quindi non può perdonare, solo tu puoi farlo, diventi presente, entri nel corpo, senti la pace vibrante e la quiete dell’essere.
Ecco perché Gesù ha detto prima di entrare nel tempio: “Perdonate”.
Alla prossima istantanea