La paura del silenzio
Il maestro Thich Nhat Hanh nel suo libro “Il dono del silenzio” scrive:
“Possiamo sentirci soli persino quando siamo circondati da molte persone. Siamo soli insieme, c’è un vuoto dentro di noi, non ci sentiamo a nostro agio con quel vuoto, quindi tentiamo di riempirlo o di scacciarlo”.
Alcuni anni fa vivevo da sola e, nonostante avessi delle giornate molto intense perché studiavo e lavoravo, quando tornavo a casa passavo la serata telefonando alle mie amiche. Avevo bisogno di occupare uno spazio con le “chiacchiere” perché il silenzio mi faceva paura.
Ora sono più in contatto con me stessa e sono consapevole di aver bisogno di spazi per ricaricarmi. Per riprendere energia ho bisogno del mio silenzio, inoltre all’epoca la mia paura maggiore era che le persone pensassero che io non ci tenessi a loro e ai loro problemi.
Non riuscivo ad avere pensieri di accettazione e amore per me stessa, quindi mi ritrovavo a cercare l’amore fuori da me. Purtroppo però la sensazione di appagamento durava poco, la soddisfazione e la gioia sono maggiori quando siamo noi a sostenere noi stessi.
Sempre più connessi, ma a cosa?
Thich Nhat Hanh scrive ancora:
“la tecnologia ci fornisce numerosi congegni che ci permettono di rimanere connessi. Oggi giorno siamo sempre connessi ma continuiamo a sentirci soli, controlliamo l’email, i siti social, tutto. Spediamo email e vogliamo ricevere e condividere.
Ci affaccendiamo tutto il giorno nel tentativo di connetterci.
Di che cosa abbiamo così paura? Possiamo provare un senso di vuoto interiore, un senso di isolamento, d’infelicità, d’irrequietezza.
Possiamo sentirci tristi e non amati. Possiamo avere l’impressione che ci manchi qualcosa d’importante. Alcune di queste sensazioni sono molto antiche e sono sempre state con noi sotto tutto il nostro fare e pensare.
Avere una miriade di stimoli ci rende facile distrarci da ciò che stiamo provando, ma quando c’è silenzio, tutte queste cose si manifestano chiaramente”.
Quando ci sentiamo soli
Ci sono state delle serate nella mia vita in cui, nonostante fossi in una festa con molta gente, non mi divertissi particolarmente come altri amici. Per non sentire questo disagio a volte, soprattutto da giovani, capita che si beva magari un bicchiere in più, proprio per cercare un aiuto esterno.
Purtroppo però non è costruttivo scappare dal nostro disagio cercando la soddisfazione da fonti esterne a noi.
A mio parere si parla poco, ad esempio nel mondo della scuola o alla televisione, dell’importanza di trovare ognuno degli spazi introspettivi per sé, di provare a stare nel proprio silenzio, per capire cosa sta succedendo al nostro interno, quali emozioni stiamo provando.
La nostra è una società che spinge più ad essere performanti e veloci. Gli spazi di silenzio e solitudine devono essere riempiti con musica, parole, tv, cellulare, ecc. Se però cerchiamo sempre di riempire gli spazi di silenzio utili al sentirci, ci distraiamo continuamente proprio per non ascoltare magari un disagio che proviamo.
Il problema è che, se non affronto oggi il disagio che sento, questo tornerà nei giorni successivi. Quindi abbiamo bisogno di interrompere la nostra fuga dal disagio e imparare a stare nel silenzio, in modo tale da sciogliere questo malessere grazie alla consapevolezza.
Se non ci apriremo alla consapevolezza, il rischio potrà essere d’incorrere in situazioni di dipendenza per non sentire il nostro vuoto. E’ importante imparare a non avere paura della solitudine e del silenzio e accogliere la sofferenza, perché questo stato d’animo sarà il motore della nostra crescita.
Alla prossima istantanea