Enrico Rolla, psicoterapeuta cognitivista, direttore dell’Istituto di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, nel libro “Così non mi piaccio, la terapia dell’umorismo” mette in primo piano la capacità di essere autoironici.
Un atteggiamento ironico ci può aiutare a disinnescare alcune frasi interiori che ci colpevolizzano.
Quali sono i vantaggi di un atteggiamento negativo?
“In ogni situazione attiviamo un comportamento, un’azione, ma ancor prima di agire noi ci poniamo in un determinato stato d’animo che ci predispone ad affrontare o ad evitare la situazione. Questo stato è definibile come il nostro atteggiamento che regola il nostro modo di vivere e può essere positivo o negativo.
L’atteggiamento è carico delle nostre emozioni, convinzioni, credenze sull’ambiente che ci circonda, sugli altri e quel che è più importante su noi stessi”.
Questa frase è importante perché sottolinea come noi leggiamo la realtà, e tutto quello che ci succede, tramite il nostro filtro di credenze e riuscire a rendercene conto è ciò che può portare ad usare delle lenti rosa al posto di lenti grigie.
Secondo Rolla l’ironia ci può aiutare a vedere il nostro atteggiamento negativo e dove l’atteggiamento negativo può portarci.
“Pensa ad esempio se prima di sostenere un esame importante lo anticipi negativamente e dici: “non so se riuscirò a superarlo, se non riesco sono un fallito”.
Avere frasi interne di questo tenore, ci programma in modo negativo. Noi potremmo anche non superare una prova ma, non per questo, sentirci dei falliti. Inoltre se abbiamo paura di fallire, difficilmente ci sentiremo di riprovare ad affrontare e superare una qualsiasi situazione.
Pensieri negativi e somatizzazioni
Soprattutto svilupperemo sempre più una serie di pensieri negativi su noi e sulle nostre capacità. Con pensieri di questo tipo possiamo avere delle somatizzazioni, ad esempio, i primi sintomi di colite li ho avuti con i primi esami universitari, per la paura di essere inadeguata.
Quando iniziamo a pensare di essere dei falliti, abbiamo bisogno di appoggiarci agli altri. Rolla definisce questo programma mentale il “programma imbarazzo disgrazia”, da solo non sono in grado e così ti chiedo di aiutarmi. Se continueremo a somatizzare, ad un certo punto penseremo di non poter più uscire e di dover restare a casa perché siamo malati.
In questi anni ho avuto diversi pazienti con problemi di colite, molti ragazzi giovani, che temevano di avere problemi intestinali e quindi non uscivano per evitare di sentirsi a disagio. Inoltre, quando abbiamo delle somatizzazioni, incorriamo nel rischio di avere pensieri ossessivi di controllo.
Penseremo solo sempre più al nostro problema di salute e, nel tempo, sentiremo un senso d’impotenza. Non avendo fiducia nelle nostre capacità di affrontare le varie situazioni, ci sentiremo persi.
E’ fondamentale capire quali filtri usiamo per definirci e se abbiamo giudizi troppo pesanti verso noi stessi, il rischio è di avere dei problemi ai quali ci rapportiamo con un senso d’impotenza, non comprendendo che siamo noi ad attirare le nostre sventure.
Alla prossima istantanea.