Oggi voglio parlare di libertà interiore, perché a volte le nostre credenze diventano le nostre gabbie, interiori.
Nel libro “L’altra riva del fiume”, Thich Naht Hanh a proposito, scrive:
“La sofferenza che proviamo viene da dentro, non è qualcosa che ci provocano gli altri. Se non siamo felici, se siamo sofferenti, tristi, arrabbiati, è a causa degli ostacoli nella nostra mente, non a causa dell’ambiente.
Nel buddismo parliamo di due generi di ostacoli: l’ostacolo della conoscenza e l’ostacolo delle afflizioni. La conoscenza, ciò che sappiamo, è considerata un ostacolo, perché se vogliamo poter procedere nella nostra ricerca della verità, dobbiamo imparare a lasciare andare ciò che sappiamo già.
Cosa ci impedisce di essere felici?
Se siamo convinti che la conoscenza che possediamo al presente sia la verità assoluta, perdiamo l’apertura mentale e non siamo più capaci di entrare in contatto con verità più profonde”.
A questo proposito racconto un episodio accaduto ad una coppia, che si è rivolta a me per riuscire a ricucire la crisi che stava attraversando. La signora aveva avuto un aborto spontaneo, che però lei attribuiva alle discussioni fatte con il marito.
Quando la signora rimase incinta, il marito fece delle obiezioni sul fatto che lo avessero concepito insieme, in quanto lui aveva avuto una diagnosi di sterilità. Questa diagnosi netta lo aveva portato a credere ciecamente al fatto che lui nella vita non avrebbe mai potuto concepire un figlio.
Quindi da un vissuto di grande gioia che avrebbe potuto vivere insieme alla compagna, è passato ad accusare la moglie di infedeltà, creando così un grande stress per entrambi. Il fatto che il marito dubitasse della moglie ha portato a quest’ultima un grande dolore.
In questi anni mi è successo anche un’altra volta di conoscere una coppia in cui lui aveva ricevuto una diagnosi di sterilità, ma poi la moglie era rimasta incinta. In questo caso però egli era felice di quel “miracolo”. E’ importante ricordarci che il nostro corpo muta costantemente e che, in questo dinamismo, le cose possono cambiare.
L’energia del nostro corpo cambia e a volte assistiamo a degli eventi che non ci aspettavamo. Questo è un esempio di come alcune conoscenze ci impediscano di essere liberi. La conoscenza di una diagnosi, data per certa, ha impedito al mio paziente di godere di un momento bellissimo per qualcosa che desiderava tanto e da tempo.
L’ostacolo della conoscenza
L’autore a proposito del lasciare andare la conoscenza, scrive: “Se consideri verità una cosa e ti ci attacchi ne sei prigioniero. Se anche arrivasse la verità in persona a bussare alla tua porta non le apriresti. Nel buddismo la pratica del lasciare andare la conoscenza è importantissima. La conoscenza è il primo ostacolo della mente che un meditante dovrebbe essere in grado di rimuovere. Non dovremmo essere troppo sicuri di niente”.
Effettivamente da quando medito mi capita più frequentemente di dire “non lo so”. Prima mi sembrava di avere la verità in tasca, essendo insicura cercavo costantemente delle certezze. Ora dico “non so”, soprattutto quando mi chiedono pareri su affermazioni fatte da altri, perché la realtà è soggettiva e mentre io noto degli aspetti, qualcun altro ne noterà degli altri.
Facciamo l’esempio sul momento attuale di pandemia: un’infermiera che cura pazienti affetti da Covid 19 consiglia di stare a casa, perché lei è stremata dal prendersi cura di persone che soffrono moltissimo e ha come priorità che le persone non si ammalino e il virus non si diffonda.
Lo stress creato dal vedere così tanta sofferenza è assolutamente reale.
Per i commercianti e i ristoratori che sono in salute e non hanno famigliari in ospedale, la paura è invece quella di dover chiudere un’attività che dà sostentamento a lui e ai suoi famigliari. Per loro il dolore è dovuto alla rinuncia al diritto al lavoro, la loro fonte di sostentamento e di dignità.
Questo è un esempio di come si può guardare una stessa situazione da angolazioni diverse, non vi è la verità assoluta e dovremmo abbandonare i giudizi, per muoverci verso l’accoglienza e la comprensione delle verità altrui.
L’ostacolo delle afflizioni
Il secondo ostacolo per Thich Naht Hanh sono le nostre afflizioni, la nostra sofferenza: “Stati mentali quali la confusione, l’odio, l’ansia, l’avidità, il desiderio di vendetta e così via sono note come afflizioni d’ostacolo. Sono come la polvere che ricopre uno specchio, impedendogli di riflettere fedelmente la realtà.
Se la nostra mente è appesantita da preoccupazione, sofferenza, confusione, rabbia, od opinioni ferree, ci risulta difficilissimo praticare la consapevolezza. Se vogliamo vedere le cose con chiarezza, la nostra mente dev’essere libera da opinioni. Gli ostacoli delle afflizioni e della conoscenza sono correlati fra loro, poiché abbiamo percezioni erronee, abbiamo molte afflizioni”.
Cerchiamo di non farci ostacolare da tutte queste convinzioni, in modo tale da vivere in modo libero e leggero, costruendo ogni giorno nuovi momenti di gioia.
Alla prossima istantanea