Quando racconti qualcosa di te, preferisci parlare di ciò che di bello ti è capitato o di quello che non va?
Dopo essermi sposata, ascoltando mio marito descrivere le nostre esperienze di vacanze in termini entusiastici, mi sono accorta che non condividevo questa sua modalità comunicativa e mi veniva da dirgli di raccontare gli avvenimenti con meno entusiasmo. Naturalmente lui mi rispondeva che era dispiaciuto se io non ero così entusiasta dell’esperienza che avevamo vissuto.
Questo succedeva finché, autosservandomi, non sono diventata consapevole di avere, al contrario di lui, una modalità comunicativa molto prudente, a volte lamentosa, quindi raccontavo le mie belle esperienze con termini mesti, perché avevo paura di urtare la sensibilità degli altri.
Allora sono andata a cercare da cosa poteva derivare questo mio timore e la risposta l’ho trovata nella storia legata alla mia famiglia di origine. Mi sono ricordata infatti che i discorsi tra donne della mia famiglia erano spesso legati al lamentarsi delle varie situazioni.
Se mia madre si lamentava di aver avuto un forte mal di testa, mia zia le rispondeva che lei lo aveva avuto anche peggio. Era quasi una gara a chi ne aveva di più da lamentarsi.
Inoltre ho osservato che, soprattutto per le donne, esiste una sorta di pudore ad ammettere di essere felici, appagate.
Siamo più abituate a vedere cosa non va.
Negli ultimi anni alla domanda “Come stai?” Rispondo “Bene!”, mentre prima mi veniva da dire “Abbastanza bene”, probabilmente dire bene con troppo entusiasmo, mi faceva percepire un senso di colpa.
Pensavo che facendo l’elenco delle cose che non andavano troppo bene, avrei attratto più empatia dagli altri, soprattutto dalle donne, che così non avrebbero provato invidia nei miei confronti.
Valorizziamo le nostre esperienze
Imparando ad autosservarmi sono riuscita a diventare consapevole di questi comportamenti e, tramite queste istantanee, vorrei aiutare chi mi ascolta o mi legge, a fare altrettanto.
Grazie al lavoro che faccio ho acquisito una sensibilità e una capacità di consapevolezza che mi rende più agevole vedere le mie incongruenze, ma tutti noi siamo in grado di giungere a delle consapevolezze, con un po’ di allenamento.
Proviamo ad ascoltarci quando raccontiamo le nostre esperienze: le valorizziamo? Oppure sminuiamo i nostri vissuti per non suscitare l’invidia degli altri?
Un atteggiamento di basso profilo può essere dovuto anche al fatto che non consideriamo le nostre esperienze così valide, come quelle che ci raccontano gli altri, in questo modo però rischiamo di attirarci imprevisti o brutte esperienze.
Proviamo a valorizzare noi stessi e i nostri vissuti, raccontiamo agli altri senza timore le nostre sensazioni di felicità, pienezza, appagamento. Contagiamoli con la nostra positività, anziché con la negatività.
Con questo non voglio dire che se stiamo vivendo un momento di sofferenza non lo dobbiamo condividere, anzi ci sarà utile confidarci, ma quando ci sentiamo bene e siamo felici, dobbiamo lasciare andare la paura di urtare la sensibilità altrui.
Esprimendoci sempre in modo mesto, abbassiamo le nostre energie e attiriamo a noi ulteriori energie basse, al contrario se focalizziamo il più possibile la nostra attenzione sulle esperienze felici e appaganti, ne attireremo sempre di più.
Alla prossima istantanea.