Queste parole dal libro di Anita Moorjani “Morendo ho ritrovato me stessa”, mi hanno portato molta serenità al pensiero della mia mamma, che è mancata qualche giorno fa.
Il brano è intitolato: “Il giorno in cui sono morta” e lo dedico a tutti coloro che hanno perso un proprio caro, a cui può arrivare il messaggio che le persone che se ne sono andate non stanno soffrendo, anzi.
“O mio Dio, mi sento meravigliosamente! Sono libera e leggera! Come mai non sento più dolore nel corpo? Dov’è andato a finire? Perché ho l’impressione che le cose che ho attorno si stiano allontanando da me? Però non sono spaventata! Perché no? Dove è andata a finire la mia angoscia? Che bello, non ho più paura!”
Questi sono alcuni dei pensieri che ho fatto mentre venivo trasportata d’urgenza in ospedale. Il mondo circostante cominciava ad apparirmi surreale e onirico e mi sentivo scivolare sempre più lontano dalla mia consapevolezza, fino allo stato di coma.
I miei organi stavano cominciando a chiudersi mentre soccombevo al cancro che aveva devastato il mio corpo, nel corso dei quattro anni precedenti. Sebbene fossi in coma, ero consapevole di quello che accadeva intorno a me, compresa l’urgenza e la frenesia dei miei famigliari che mi stavano portando in ospedale.
Quando arrivai l’oncologa disse a mio marito: “Il cuore di sua moglie può anche battere ma ormai non è più tra noi, è troppo tardi per salvarla”. “Di chi sta parlando la dottoressa? Mi chiesi. Non sono mai stata meglio in vita mia. Perché la mamma e Danny sembrano così spaventati e preoccupati? Io sto bene davvero. Mamma ti prego non piangere”.
Lei pensava di pronunciare queste parole ad alta voce, voleva abbracciare la mamma, consolarla, dirle che stava bene, però non poteva farlo.
“L’oncologa dice: “Ormai è questione di ore, non c’è più niente da fare”. Danny, continuando a dire che non la voleva lasciare, le strinse la mano inerme.
Avvertii il misto di angoscia e impotenza nella sua voce. Avrei voluto alleviare la sua sofferenza. Volevo dirgli che stavo bene. Di non ascoltare la dottoressa. Io sto bene, mi sento meravigliosamente”. Non riuscivo a capire come, ma avvertivo ciò che stavano provando tutti loro.
Ma non appena iniziai a essere coinvolta nel dramma che stava avvenendo intorno a me, mi sentii spingere via, sentivo che la mia partecipazione alla scena stava diminuendo perché iniziavo a capire che tutto era perfetto e stava accadendo in conformità con un disegno superiore.
Allora capii che stavo morendo. Non era come me l’ero immaginato. Mi sentivo meravigliosamente calma e in pace e mi sembra di essere guarita. In quel momento capii che anche se il mio corpo fisico si era fermato, ogni cosa era perfetta nel grande affresco della vita.
Ero acutamente consapevole di tutto quello che stava accadendo intorno a me e, mentre osservavo lo staff dei medici trasportare il mio corpo senza vita nel reparto di terapia intensiva, vedevo la loro frenesia emotiva. Mentre mi infilavano aghi e tubicini non provai nessun attaccamento per il mio corpo inerme che giaceva in quel letto d’ospedale.
Non lo sentivo mio, sembrava troppo piccolo e insignificante per poter ospitare quello che stavo vivendo. Mi sentivo benissimo, libera e affrancata. Il dolore, il male, la tristezza, la sofferenza erano scomparsi. Ero completamente libera e non ricordavo di essermi mai sentita così prima.
Allora ebbi la sensazione di essere avvolta in qualcosa che riesco a descrivere solo come amore puro e incondizionato, ma anche la parola amore non gli rende giustizia. Era un sentimento profondissimo e non lo avevo mai sperimentato prima. Andava al di là di qualsiasi forma fisica immaginabile di affetto.
Era incondizionato e mi apparteneva a prescindere da ciò che avessi fatto. Non dovevo fare niente, né comportarmi in un certo modo per meritarlo. Quell’amore era lì per me a prescindere. Mi sentii completamente avvolgere e rigenerare da questa energia e provai un senso di appartenenza, come se fossi giunta a destinazione”.
Questo è ciò che Anita Moorjani ci racconta della sua esperienza di premorte, ma io credo che sarà così per tutti noi e leggere queste parole ci può far affrontare meglio l’idea della nostra morte o della morte dei nostri cari.
Alla prossima istantanea.