Dal libro “Lottare in consapevolezza” di Thich Nhat Hanh:
“Impara a nutrire di gioia te stesso e i tuoi cari. Amare qualcuno significa comprenderlo, significa sapere concretamente come offrirgli gioia e felicità.
Grazie alla tua abilità, le tue parole, le tue azioni lo faranno sentire rinnovato e leggero, a volte bastano una o due parole gentili per aiutarlo a sbocciare come un fiore.
Dobbiamo imparare l’arte di creare felicità.
Se nella nostra infanzia abbiamo visto nostra madre e nostro padre fare cose che hanno creato felicità in famiglia sappiamo già come fare, ma se i nostri genitori non sapevano come creare felicità forse non sappiamo farlo nemmeno noi.
Nella nostra comunità di pratica cerchiamo d’imparare l’arte di rendere felici gli altri. Il punto non è avere torto o ragione, ma essere più o meno abili. Creare felicità è un’arte. Vivere insieme è un’arte. Anche se abbiamo buona volontà possiamo rendere l’altro molto infelice.
La buona volontà non basta, dobbiamo conoscere l’arte di rendere l’altro felice. L’arte è l’essenza della vita, cerca di essere abile nel parlare e nelle tue azioni. La chiave dell’arte è la consapevolezza. La consapevolezza accresce la maestria nell’arte, così mi ha insegnato la pratica”.
Riflettiamo su queste parole perché credo che a nessuno di noi tutto questo sia mai stato insegnato. Sono nata negli anni 70, cresciuta nell’epoca dell’edonismo reganiano, l’importante era avere successo e possedere quello che più si desiderava senza considerare le conseguenze sugli altri o sull’ambiente.
Vivendo in modo egoistico non comprendevo che quel modo di essere non mi dava felicità. Secondo me tutt’ora si sta continuando a vivere così, senza renderci conto che un certo modo di agire prevaricatorio può creare sofferenza agli altri e di conseguenza a noi stessi.
Questo modo di vivere egoistico ci crea disagi relazionali. Nella storia credo che non ci sia mai stato un periodo con tanti single come ora, io stessa mi sono sposata a 37 anni dopo molti anni vissuti da single.
Probabilmente mi faceva paura mediare e rinunciare alle cose che desideravo. Stare in coppia e in famiglia è abbastanza complicato, perché ognuno vuole realizzare le proprie istanze, che possono non coincidere con quelle del partner.
Ora sono consapevole che quando riesco ad andare incontro all’altro sono felice, ho imparato a lasciare andare comportamenti egoistici su situazioni che non sono importanti veramente per me, ma dove è il mio ego che vuole avere la meglio. Quando riesco ad essere amorevole con l’altro sono molto più felice, se faccio soffrire l’altro soffro anche io.
Quando nella nostra famiglia si vivono periodi di conflittualità e di tensione, non viviamo bene. Riflettiamo sul fatto che noi abbiamo molto potere di migliorare il clima familiare in ogni situazione.
So già che una vocina nella nostra testa adesso dirà: “ma perché sempre io devo mettere pazienza?”, perché quella pazienza ci ripaga di benessere.
Poter contare sulla nostra pazienza potenzia la nostra autostima e la fiducia in noi stessi, scioglie i nodi che abbiamo al nostro interno e ci aiuta a comprendere quello che stiamo vivendo, a vedere le nostre paure. Aiuta anche l’altro a vedersi e ad imparare come rapportarsi per vivere più felicemente.
Per mettere in pratica questi insegnamenti potremo fare un piccolo passo per spostarci dalla nostra piastrella, provando così a cambiare la nostra prospettiva: invece di concentrarci sulle critiche nei confronti delle azioni e dei comportamenti del nostro partner o dei nostri familiari, possiamo dare un valore a tutto ciò che fanno allineandoci al sentimento della gratitudine.
Piccole parole di ringraziamento per il semplice fatto di esserci accanto a noi, di apprezzamento anche per il gesto più piccolo, che magari reputiamo insignificante. Parole gentili che sdrammatizzino una situazione di tensione, un abbraccio, un “ti voglio bene”, il tutto detto con il cuore, perché pensiamo davvero che quello che ci arriva da loro sia tanto.
Penso che l’ultima generazione debba migliorare rispetto a quella precedente, non ripetere i vissuti patiti, ma comprenderli evitando di riproporli a sua volta.
Ognuno di noi può avere un suo bagaglio di ferite e sofferenze subite nell’infanzia, quando non ci siamo sentiti capiti e/o non considerati, quando i nostri genitori per vari motivi non sono riusciti a farlo e noi ci siamo sentiti esclusi.
Attraverso la consapevolezza abbiamo il potere di non riproporre gli stessi comportamenti che abbiamo subito, ricordandoci che sono stati fonte di sofferenza e che lo sarebbero nuovamente.
Impara a nutrire di gioia te stesso e i tuoi cari
Mi sembra una bellissima frase che ci insegna Thich Nhat Hanh.
Alla prossima istantanea.