Nel nostro percorso di consapevolezza è importante capire come la paura sia uno degli impedimenti più grandi al raggiungimento della felicità.
In molte istantanee ho parlato dell’esperienza di premorte raccontata nel libro “Morendo ho ritrovato me stessa“, in cui l’autrice Anita Moorjani racconta della grave malattia che l’ha consumata fino alla morte, da cui è rinata dopo un’esperienza molto lucida di premorte e di grandi consapevolezze sulla sua vita. (vedi istantanea Vivere nell’amore dopo un’esperienza di premorte)
Le sue parole a proposito della paura mi hanno colpito molto. Improvvisamente, durante l’esperienza di premorte, ha compreso quanto nella sua vita non si sia amata, quanto sia stata dipendente dal pensiero altrui e quanto non si sia mai resa conto di essere, come tutti noi siamo, un’anima meravigliosa.
In questo brano racconta quanto avesse paura di ammalarsi di tumore e delle cure invasive che ha poi dovuto fare. Cerca anche cure alternative fino a quando, disperata, non ci crede più, non capisce perché Dio non l’ascolti, si chiede come sia possibile che la sua anima abbia scelto di vivere un’agonia del genere.
Stavo morendo a causa di tutte le mie paure
Nel momento in cui arriva all’ospedale una parte di lei si è arresa alla morte perché stanca di tanta sofferenza.
“Mentre mi trovavo in quello stato, nell’altra dimensione, di chiarezza, compresi istintivamente che stavo morendo a causa di tutte le mie paure. Non stavo esprimendo il mio vero Io perché le preoccupazioni che nutrivo mi impedivano di farlo.
Compresi che il cancro non era una punizione, né qualcosa del genere. Era solo la mia energia che si manifestava sotto forma di malattia, perché i miei timori non mi permettevano di esprimermi come la forza meravigliosa che ero destinata ad essere.
In quello stato di espressione e consapevolezza mi resi conto di quanto duramente avessi trattato e giudicato me stessa per tutta la vita. Nessuno mi stava punendo, alla fine capii che avevo perdonato tutti, tranne me stessa.
Siamo meravigliose creature
Ero io a giudicarmi, a tradirmi, a non amarmi abbastanza. Gli altri non c’entravano affatto. Mi vidi come una meravigliosa creatura dell’universo. Già solo il fatto di esistere mi rendeva meritevole di amore incondizionato.
Non dovevo fare nulla per meritarlo, come pregare o supplicare. Non avevo mai amato né apprezzato me stessa, non avevo riconosciuto la bellezza della mia anima. Sebbene la grandezza incondizionata fosse sempre stata lì per me, sembrava che la vita fisica l’avesse filtrata escludendola o persino intaccandola.
Tutto questo mi fece capire che non avevo più nulla da temere. Vidi ciò a cui ho accesso, a cui abbiamo accesso tutti noi, e così feci una scelta potente: tornare.
La forza motrice che mi ha convinta a tornare indietro è stata proprio questa consapevolezza che ho avvertito nello stato di risveglio”.
Anita poi racconta di essersi svegliata con la consapevolezza di essere guarita, ma i medici non potendo credere a questo miracolo, per altre tre settimane l’hanno sottoposta ad analisi, anche invasive, per averne la conferma.
Dal quarto giorno le analisi certificano che la malattia ha iniziato a regredire.
Sottoporsi a questi esami, per lei inutili data la sua consapevolezza profonda, è servito a testimoniare il suo percorso alla rinascita. Qui possiamo parlare di miracolo, ma in parte, perché quello che è successo in extremis, è che lei è riuscita a vedere il travaglio della sua vita, è riuscita a comprendere il male a cui si è sottoposta.
Con questa consapevolezza ha voluto tornare alla vita. Ha capito di essere un’anima immensa come lo siamo noi tutti.
E’ fondamentale capire che siamo anime immense, abbiamo bisogno di accettarci ed amarci. Nel momento in cui andiamo in questa direzione di amore, tutte le nostre preoccupazioni si dissolvono.
Nella mia vita questo percorso è iniziato, fortunatamente senza dover vivere il dramma di una grave malattia, ed esso mi sta portando a vivere sempre di più, giorno dopo giorno, con maggiore leggerezza e fiducia.
Alla prossima istantanea
![]() |