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Home Crescita Personale

Quando siamo stanchi proviamo a chiedere aiuto

L'identificazione con un ruolo

Roberta Liberalato by Roberta Liberalato
Gennaio 2, 2025
in Crescita Personale
Reading Time: 3min read

Quando riusciamo a lasciar andare un impegno che riteniamo troppo gravoso, quanto ci sentiamo più leggeri?

Dopo aver ascoltato e sentito amici e pazienti lamentarsi per la stanchezza dovuta ad incombenze lavorative, mamme appesantite dal ruolo genitoriale, ho realizzato che spesso pensiamo di dover compiere tanti sforzi per soddisfare i bisogni delle persone attorno a noi.

Tutto questo lo facciamo fino a quando ci rendiamo conto che ci sta costando in termini di energie.

Quando siamo connessi al nostro sentire e diciamo no all’ennesima richiesta, scopriamo che non succede nulla di drammatico, anzi ci sentiamo più leggeri.

Ad esempio una mamma stanca, che al ritorno dal lavoro si sente in colpa a chiedere alla figlia di aiutarla, non riesce a vedere che creerebbe un’occasione in cui la figlia si sentirebbe considerata, più grande e anche più autonoma nell’esserle d’aiuto.

Se una mamma è in grado di ascoltare la sua stanchezza, non si sente sminuita nel suo ruolo se chiede aiuto ai figli, i quali si sentirebbero più competenti e imparerebbero a credere nelle loro capacità.

Essere connessi con il nostro sentire ci aiuta a vedere le nostre identificazioni. Se pensiamo che essere una buona madre significhi occuparsi da sola di tutte le incombenze famigliari, non riusciremo a chiedere aiuto, perché delegando alcuni compiti ci sentiremo fallite nel ruolo in cui siamo identificate.

In questo periodo storico, l’identificazione che le donne hanno con l’essere “buone madri”, è molto diversa da quella delle donne ai tempi di mia madre, che invece si faceva aiutare molto da noi figlie, pensava che ognuno dovesse fare la sua parte in base all’età e alle competenze che aveva.

L’essere identificati con un ruolo blocca le nostre parti creative, sia nel lavoro, che nelle dinamiche famigliari. Come essere identificati con un’immagine del nostro corpo fisico ci può condizionare e non farci vedere le nostre qualità, capacità e risorse.

A proposito delle identificazioni, Eckart Tolle scrive:

“La verità ultima di chi siete non è io sono questo o io sono quello, è io sono”.

E’ fondamentale che noi cerchiamo di sentirci, per capire chi siamo e non esasperare le identificazioni con ruoli che ci sono stati assegnati dal nostro e dall’altrui giudizio.

Quando non siamo consapevoli delle nostre identificazioni, non sentiamo quello che desideriamo e non ci prendiamo cura né di noi stessi, né degli altri, in quanto togliamo loro la possibilità di fare esperienze in cui riconoscere le proprie capacità e risorse.

Alla prossima istantanea

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