Perché continuiamo a rimuginare sugli episodi del nostro passato? Soprattutto quando queste situazioni ci portano sofferenza?
Conosco situazioni di fratelli o ex coniugi che non si parlano, oppure litigano sulla gestione dei figli, perché si rinfacciano cose del passato e tutto questo crea molto dolore alle persone coinvolte.
Un dolore che è provocato anche dalle nostre convinzioni, dalle nostre credenze. Ma da dove arrivano le nostre credenze?
Deepak Chopra, nel libro “Meditazione totale” parla di esperienze appiccicose, situazioni vissute che ci si sono appiccicate addosso.
Egli consiglia di provare a pensare ad una qualità associandola alla frase “Io sono….“, la prima qualità che ci viene in mente. Se andiamo a vedere essa è collegata a qualcosa del nostro passato, può essere legata alla prima persona che ha espresso quella qualità su di noi, oppure “perché crediamo alle cose che ci sono state ripetute spesso, crediamo alle persone di cui abbiamo fiducia e non abbiamo sentito nessuna convinzione opposta”
Ad esempio mia mamma ha sempre espresso la convinzione che mia sorella fosse l’artista di casa, infatti lei dipinge benissimo, ma essere l’artista di casa comprendeva anche che lei sapeva cantare bene, mentre io di conseguenza ero considerata incapace, perché stonata.
Invece nella mia esperienza ho avuto molte persone, tra cui mio marito che ha studiato musica e mia suocera che è soprano lirico, che mi hanno detto il contrario, che canto bene e che sono intonata. Ma di fatto ho passato molti anni credendo a quello che diceva mia mamma, che è stata la prima persona che ha detto qualcosa sulla mia capacità di cantare e d’altronde spesso sono proprio i genitori a “marchiarci” per primi con un giudizio.
Inoltre me l’ha ripetuto spesso, facendo continui confronti con mia sorella ed io le ho creduto perché avevo fiducia in lei.
Così, fino a che non ho avuto altre opinioni da persone fidate, non ho cambiato idea su di me.
Ognuno di noi può provare a fare questo esercizio:
1 – pensiamo “Io sono….(aggiungiamo la prima qualità che ci viene in mente)”
2 – chiediamoci da dove arriva questo giudizio, chi è che ci ha definiti così per primo
3 – chiediamoci se ce lo siamo sentito dire molte volte
4 – chiediamoci perché ci siamo fidati della persona che ci ha detto questo e se abbiamo ragione invece di credere all’opposto
Questo primo esercizio ci aiuterà inizialmente ad eliminare delle impressioni, a mettere in discussione le nostre credenze. Nei conflitti all’interno delle famiglie può aiutarci ad uscire dal circolo “io ho ragione e tu hai torto” e a comprendere che le persone agiscono per la consapevolezza che hanno e non esprimono dei giudizi con l’intenzione di farci del male.
Questa consapevolezza ci può anche aiutare ad evitare di emettere noi dei giudizi che condizionerebbero la vita dei nostri familiari, soprattutto i figli.
Mentre non ci è utile alimentare la rabbia nei confronti di chi ha agito in modo inconsapevole, senza conoscerne le possibili conseguenze.
Alla prossima istantanea
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