Nella scorsa istantanea abbiamo parlato di quanto sia importante essere in sintonia con noi stessi, per poter sentire cosa veramente desideriamo per noi.
Quando non siamo in sintonia con noi stessi ci sentiamo minacciati e fragili. Quando capiamo cosa desideriamo profondamente e andiamo in quella direzione, senza farci influenzare da chi non è d’accordo con noi, evitando di essere come bandiere mosse dal vento, ci sentiremo sempre meglio.
A causa della situazione odierna, legata alla pandemia, sono aumentate le divisioni tra le persone, per il differente modo di leggere la realtà. Molti di noi si sentono in difficoltà perché si trovano trascinati in varie discussioni.
Ci sono quelli che controllano che tutti per la strada mettano bene la mascherina, quelli che si rifiutano di portarla e vivono il tutto come un’imposizione, quelli che non vorrebbero il coprifuoco e quelli che ringraziano che ci sia, quelli pro vaccino e quelli che non sentono il bisogno di fare il vaccino, quelli pro chiusura locali e quelli che essendo proprietari o gestori di locali, protestano perché rischiano di non avere denaro con cui vivere.
Ognuno ha le proprie ragioni per pensarla così, ma vorrebbe anche convincere gli altri e chi ci governa spesso dà messaggi contraddittori.
Sappiamo che ognuno agisce per la consapevolezza che ha.
Credo che sia importante che ognuno di noi torni ad imparare a sintonizzarsi con quello che sente meglio per se stesso, senza perdersi troppo in posizioni assolute.
Quando difendiamo delle posizioni con troppa veemenza, vuol dire che abbiamo un attaccamento ad un’immagine di noi stessi. E’ importante riuscire a fare quello che sentiamo il meglio per noi, (sperando che ci permettano di poterlo fare), però poi bisogna accettare anche la posizione degli altri, e viceversa.
Se non siamo in grado di accettare e rispettare il pensiero altrui, anche se è diverso dal nostro, pensando che la nostra sia l’unica verità, ci identifichiamo totalmente con essa.
Da qui nasce l’attaccamento alla nostra identificazione.
Dal libro di E. Tolle “Tutt’Uno con la vita” possiamo leggere queste parole:
“Gran parte della vita di molte persone si consuma in un eccessiva preoccupazione per le cose. Ogni cosa che l’Ego persegue, a cui si attacca, sostituisce quell’essere che non riesce a percepire.
Puoi dare valore alle cose e prendertene cura, ma ogni volta che c’è un attaccamento nei loro confronti allora sai che è l’Ego”. Quindi non è tanto l’attaccamento all’oggetto in sé, ma all’idea.
“Non sei mai veramente attaccato alle cose, ma ad un pensiero che hai in sé”.
L’autore sottolinea che quando pronunciamo me, mio, io, pensiamo che sia giusto così, che il nostro personale pensiero sia l’unico buono per tutti.
“Ogni volta che tu accetti totalmente una perdita, vai al di là dell’Ego e di chi sei tu e lì ti ritrovi nel tuo essere e con la coscienza che in se stessa emerge”.
Quando ci accorgiamo di avere troppa veemenza nel difendere un’idea, un fatto, sarebbe meglio fare un passo indietro per sottrarsi all’identificazione con la posizione che vogliamo difendere. L’importante è agire come sentiamo meglio per noi, senza dover convincere gli altri su quello che scelgono per loro stessi.
L’autore scrive ancora: “Molta gente comprende solo sul letto di morte, quando tutte le cose esteriori scompaiono, che niente ha mai avuto relazione con chi sono veramente. In prossimità della morte l’intero concetto del possesso, alla fine rivela tutta la sua mancanza di significato.
Negli ultimi momenti di vita tutti si rendono anche conto che mentre per l’intera vita avevano cercato un più completo senso di sé, quello che stavano in realtà cercando, il loro essere, era sempre stato lì, in gran parte oscurato dalla loro identificazione con le cose, che alla fine vuol dire identificazione con la mente”.
Steve Jobs, dopo aver scoperto di essere ammalato gravemente per un tumore, ha modificato totalmente la sua vita, perché aveva capito che aveva vissuto lontano dal nutrimento della sua anima, lontano dal suo essere. Aveva capito di aver sempre nutrito l’attaccamento verso i beni materiali e verso le varie posizioni che l’ego ci propone costantemente, nella nostra quotidianità.
Se siamo vigili vediamo questi attaccamenti man mano che si formano e possiamo lasciarli perdere, sennò ne veniamo totalmente coinvolti.
Alcune volte mi capita di ritrovarmi infervorata in una discussione, ma ad un certo punto mi accorgo che, dilungarmi nel difendere il mio pensiero non è per me positivo e faccio un passo indietro, per capire a quale attaccamento sto dando nutrimento.
Questa consapevolezza ci aiuta nel cammino verso la conoscenza, l’amore per noi stessi e verso la nostra felicità.
Alla prossima istantanea