“ La verità ultima di chi siete non è io sono questo, io sono quello, ma è IO SONO” Eckhart Tolle
Tolle, con questa affermazione, ci ricorda che, quando ci identifichiamo con uno status, ci stiamo limitando.
Ad esempio, quando pensiamo di essere dei pessimi cuochi, ci creiamo un limite che può farci sentire inadeguati. La cosa migliore che possiamo fare per noi stessi è fare esperienza della vita, senza giudicare se una cosa la facciamo bene o male.
Quando ci identifichiamo con un ruolo, facciamo fatica a cogliere e ad amare gli altri aspetti di noi, a valorizzarci, a pensare di poter cambiare delle situazioni della nostra vita.
Nella mia vita, il fatto di essermi identificata con la brava ragazza su cui si può sempre contare, mi ha condizionata per molti anni.
Nel mio libro “Istantanee di felicità” racconto la mia esperienza:
“Anche l’identificazione ad un’idealizzazione di noi, è una forma di attaccamento, se inizio a preoccuparmi di qualche cosa, sento che non sto fluendo con ciò che mi succede, sono preoccupata di dimenticarmi, di non dare le risposte che gli altri desiderano, che qualcuno pensi di essere trascurato…
Quando inizio ad agitarmi ora capisco che non sto fluendo con la mia energia, dove tutto si svolge naturalmente. Mi preoccupo del mio ruolo come professionista, di non deludere gli altri, di non avere abbastanza pensieri per tutti.
L’identificazione con il mio ruolo professionale mi ha creato sofferenza per tantissimo tempo”.
L’importanza di accettarci per come siamo

E’ importante quindi capire quali sono le nostre identificazioni: se ci stiamo identificando con il nostro ruolo professionale, con il ruolo di madre o di padre o con una certa forma fisica (negli ultimi anni c’è stato un boom di interventi di chirurgia estetica, sia per le donne che per gli uomini).
E’ importante prendersi cura di se stessi, ma se non accettiamo alcune parti del nostro corpo e le vogliamo diverse, perché non corrispondono all’immagine di noi che vorremmo avere, magari condizionati dalla moda del momento, questo sicuramente ci crea sofferenza.
Nella mia vita professionale mi è capitato di incontrare persone che, dopo l’intervento di chirurgia estetica, hanno continuato a non accettarsi e a soffrire. In questi casi il problema è più profondo e riguarda una non accettazione totale di se stessi, non solo del difetto fisico.
Proviamo quindi a tenere a mente la frase che ho citato all’inizio, a sentire l’energia travolgente dell’affermazione IO SONO.
Sentiamo come, grazie a queste due parole, possiamo fluire con la vita, accettando i doni che ci ha dato.
Alla prossima istantanea

