Spesso vogliamo fuggire dalle emozioni che ci procurano malessere, cerchiamo di distrarre la mente facendo attività rumorose, guardando la tv, uscendo con gli amici, ascoltando musica.
Se però impariamo a stare in quel malessere, avremo l’occasione di trasformare le emozioni da cui vogliamo fuggire e apprezzeremo la nostra capacità di resilienza.
Spesso le emozioni negative attuali, si collegano ad un vissuto, e quindi un blocco, del nostro passato.
Ad esempio, se ci troviamo in una situazione in cui non ci sentiamo abbastanza considerati, la sofferenza che sentiamo è legata alla nostra esperienza di bambini non molto considerati dagli adulti di riferimento, più che a quello che ci sta succedendo nel presente.
In quanto adulti infatti, non dovremmo sentire il bisogno della considerazione altrui, ma solo della nostra.
Questa sofferenza bisogna accoglierla, non fuggire dando la responsabilità del nostro patimento a chi non ci ha considerati, ma andare a vedere cosa ci sta sotto.
Il metodo che uso di solito è quello di fare una meditazione in cui do ascolto a quell’emozione, cerco di trovare una parola che identifichi la sofferenza e, durante la meditazione o nei giorni successivi, mi torna alla mente un episodio del passato in cui vedo un collegamento con ciò che sto vivendo nel presente o con i giudizi limitanti che ho strutturato fin da bambina nei miei confronti.
Vedere i nostri blocchi ci libera

Recentemente mi è capitato di mettere in atto, nelle mie relazioni, il vecchio schema imparato nella relazione con mia mamma: ho cercato di mettermi a disposizione e di essere utile, anticipando una richiesta che non avevo ricevuto, ma il mio sforzo non è stato considerato, giustamente aggiungo.
Chi non ha apprezzato il mio sforzo non è il responsabile della mia delusione, ho fatto tutto da sola.
Nelle mie emozioni contrastanti successe dopo questo episodio, infatti le persone non c’entrano, l’emozione di delusione riguarda solo me.
Quindi ho portato questa emozione di delusione al centro della mia attenzione mentre meditavo e ho visto la parte di me che pensa che lo scopo della sua vita debba essere quello di essere utile agli altri.
Questo inoltre è uno dei motivi che mi hanno spinto a diventare psicoterapeuta.
Quello che ho visto però è una convinzione che ho appreso nella mia infanzia: “solo se ti sono utile mi vorrai bene” e nel momento in cui non mi consideri, sto male perché non mi sento amata.
Quindi l’emozione di sofferenza non era dovuta a quello che è successo, ma ad un vecchio schema appreso nella mia infanzia.
Per questo è importante quando sentiamo una sofferenza far emergere questi blocchi, per potersene liberare.
Continuando a sciogliere i blocchi, vivremo sempre più energie ed emozioni di libertà e di gioia.
Alla prossima istantanea.
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