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Come evitare “il gorgo dell’esaurimento”

Quando hai smesso di dedicarti al tuo benessere?

Roberta Liberalato by Roberta Liberalato
Gennaio 10, 2021
in Crescita Personale, Meditazione, Mindfulness, Practice, Wisdom
Reading Time: 5min read

Leggendo un libro sulla mindfulness, ho trovato interessante la teoria sul burnout della professoressa Asberg. Mark Williams e Danny Penman scrivono che la pratica di consapevolezza ci aiuta ad evitare di scendere in un gorgo di stress che ci prosciuga l’energia e la vitalità.

Mi sono rivista, per anni la priorità della mia vita è stato il lavoro, fino a lavorare 12 ore al giorno. In quel periodo ricordo che ero spesso nervosa e irritabile. Non mi nutrivo bene, mangiavo velocemente della focaccia tra un paziente e l’altro, non ero connessa con il mio sentire e con i miei desideri.

Ero infelice.

La teoria del gorgo dell’esaurimento

La professoressa Asberg, esperta di burnout (esaurimento psicofisico da superlavoro), utilizza l’immagine del gorgo per descrivere una cosa che può capitare a chiunque di noi.

Un cerchio rappresenta come stanno le cose quando viviamo una vita piena ed equilibrata.

Quando le cose da fare aumentano, tuttavia, molti di noi tendono a lasciarne cadere alcune per concentrarsi su quelle che considerano “importanti”.  I cerchi si restringono, illustrando la progressiva riduzione della nostra vita. Se lo stress persiste, aumentiamo le rinunce e i cerchi si restringono sempre più.

In genere le prime cose che lasciamo perdere sono quelle che più ci nutrono ma che ci sembrano “facoltative”. Il risultato è che via via ci rimangono solo il lavoro o altri fattori di stress, che spesso ci svuotano di risorse, senza più niente che ci riempia o ci nutra. Il risultato è l’esaurimento.

Ricomincia a danzare

La professoressa Asberg nota che a scivolare progressivamente verso il basso sono le persone più coscienziose, nelle quali il livello di fiducia in se stesse dipende strettamente dai risultati che hanno sul lavoro, ossia coloro che sono considerati più efficienti, certo non i più pigri. 

Anche in questa fotografia mi sono rivista, in quel periodo appunto la mia diagnosi, secondo la mia psicoterapeuta, era di “attaccamento al lavoro”. Mi stimavo in base a quanto venivo riconosciuta come professionista.

La soddisfazione in queste situazioni dura poco, per bene che fai in un caso, il tuo giudice trova qualcos’altro che hai fatto male.

Tornando alla parole della professoressa Asberg, le attività che ci svuotano di energie possono cominciare rapidamente a monopolizzarci la vita. Quando siamo sotto pressione abbandoniamo le cose che ci nutrono quasi senza accorgercene, ciò ci porta proprio nel bel mezzo del gorgo dell’esaurimento.

Comprendere quanta parte della propria vita sia dedicata ad attività svuotanti è già qualcosa, ma è importante anche fare qualcosa per ridurre il tempo che si dedica loro o per consacrare qualche sforzo in più ai passatempi nutrienti.

Reimparare a dedicarsi ai propri bisogni

Ora puoi disegnare la tua mappa personale, da usare per modificare l’equilibrio fra gli elementi della tua vita che ti nutrono e quelli che ti svuotano di energie. Fai uno schema in cui provi a trovare cinque modi con cui pensi di poter modificare quell’equilibrio.

Concentrati sulle piccole cose della vita, è una parte essenziale della pratica.

Non scrivere “mollare il lavoro”, scegli cose che puoi realizzare facilmente come “fare una pausa ogni due ore”. Oppure potresti decidere di portare a termine il lavoro in un modo diverso, ad esempio spegnendo il computer un quarto d’ora prima della chiusura per darti il tempo di riflettere sulle cose in programma per il giorno dopo. Lavorare fino all’ultimo può portarti a renderti conto all’improvviso di essere in ritardo per quello che hai in mente di fare dopo il lavoro, qualunque cosa sia.

La consapevolezza: meditare per scegliere a cosa dedicarsi

Nota come a volte si riesca a gestire meglio le attività svuotanti anche solo riservandosi il tempo sufficiente per farle. Ti sarà utile anche tenere a mente che considerare faticose certe attività è una questione del tutto personale, dunque è bene che ti concentri sugli elementi peculiari della vita, senza paragonarti a quelli che gli altri trovano nutrienti o faticosi.

La cosa più importante di tutte è scoprire se riesci a mantenerti consapevole quando svolgi tutte le attività, tanto quelle che ti nutrono quanto quelle che ti tolgono energie, specie quando stai modificando deliberatamente l’equilibrio fra loro. Cerca di cogliere l’influenza che esercitano queste modificazioni sul tuo corpo. Puoi andarti a riguardare la tua tabella con una certa frequenza, soprattutto quando senti che l’umore peggiora.

Molti di noi trovano un’infinità di modi per evitare o rimandare questa modifica dell’equilibrio fra attività che nutrono e attività che svuotano, di solito per ragioni che suonano molto plausibili e/o altruistiche. Per esempio: “Ho la responsabilità di prendermi cura di questo e di quello, sarebbe sbagliato mettere per primo me stesso”.

All’epoca delle ristrettezze di libertà di movimento dovute al Covid19 possiamo ricavarci del tempo per osservare quali attività per noi sono nutrienti. Imparare a fare queste valutazioni ci aiuterà nel tempo a vedere cosa per noi è fondamentale. Noi siamo esseri in evoluzione e quello che è adattivo oggi per me, probabilmente domani non lo sarà più.

Alla prossima istantanea…

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