La saggezza della non discriminazione
“Di solito il nostro modo di guardare il mondo è dualistico. Classifichiamo le cose come buone o cattive, giuste o sbagliate. La saggezza della non discriminazione è una comprensione della natura più profonda, non dualistica, delle cose.
Questo modo di vedere va oltre i concetti. La scienza classica si basa sulla convinzione che c’è una realtà oggettiva, che esiste indipendentemente dalla mente. Nel buddhismo, invece, c’è la mente e ci sono gli oggetti mentali: si manifestano allo stesso tempo, non si può separare.
In fisica quantistica, gli scienziati hanno cominciato a vedere che la loro mente influenza la particella che stanno osservando. Gli oggetti mentali sono creati dalla mente stessa. Il modo in cui percepiamo la realtà circostante dipende interamente dal modo in cui la guardiamo”.
Non è semplice come può sembrare attuare ciò che descrive Thich Nhat Hanh nel libro “Vedere in consapevolezza”, dovremmo riuscire a non giudicare i nostri comportamenti e i comportamenti degli altri.
Ci capita spesso di analizzare gli stimoli intorno a noi e suddividerli in bianchi o neri, mentre dovremmo abituarci a fare un’analisi più profonda di ciò che ci succede, delle notizie che ascoltiamo, alimentando un pensiero critico, in modo tale da scegliere quali informazioni ci possono essere d’aiuto per vivere meglio.
Durante la crescita, il nostro cervello ha imparato a categorizzare ed etichettare le informazioni, considerando questa modalità rassicurante. In realtà questo modo di affrontare la vita senza sfumature, può avere un effetto molto limitante.
Ad esempio: se penso che essere prudente sia il modo migliore per affrontare la vita, sceglierò il più delle volte di vivere situazioni che crederò più sicure e, nello stesso tempo, eviterò di affrontare le esperienze che riterrò più rischiose, non mettendo in gioco alcune parti di me. Come dice il detto: “chi non risica non rosica“.
Due facce della stessa medaglia
In una scelta di vita prudente e rassicurante, probabilmente non andrò a vedere che cosa desidero davvero realizzare nella vita e se sono una persona insoddisfatta del proprio lavoro, per paura di perdere la sicurezza del posto fisso mi accontenterò di vivere trascorrendo molte ore della giornata facendo qualcosa che mi rende insoddisfatta e infelice.
Qualsiasi situazione che viviamo ha due facce: un comportamento mi può dare dei benefici, ma nello stesso tempo portarmi delle limitazioni. La consapevolezza mi aiuta a capire che se faccio alcune scelte e non altre, potrebbe essere a causa di una paura.
Essere consapevoli che scegliamo sempre di avere un atteggiamento molto prudente, perché siamo guidati dalla paura, ci aiuta a guardare quelle paure e a non permettere che ci imprigionino.
Spesso le nostre paure dipendono da quello che abbiamo assorbito nell’infanzia o da quello che sentiamo dire nel contesto sociale in cui viviamo, sono paure che non sono neanche nostre, perché non ne abbiamo esperienza diretta, ma l’abbiamo “sentito dire” dagli altri.
Definendo le situazioni senza sfumature, o bianche o nere, pensando “si fa così, non si fa così”, perdiamo la possibilità di andare in profondità e capire che per ogni persona, in vari momenti della vita, ci sono delle cose più utili o meno, a seconda di quello che sta vivendo in quel momento.
Solo quella persona può saperlo, però deve essere in grado di farsi delle domande, uscendo così da meccanismi abitudinari. Quando invece decidiamo di appartenere ad uno schieramento, senza porci troppe domande e senza cercare di capire il punto di vista dell’altro, ci neghiamo delle possibilità e ci infiliamo in una gabbia che al momento sentiamo protettiva, ma un giorno potrebbe diventare troppo stretta.
Alla prossima istantanea