Vi ricordate questa frase? Quante volte ci è stata ripetuta quando avevamo fretta di ottenere qualcosa! La società in cui viviamo viene spesso considerata “frenetica” e ci porta di conseguenza, a vivere con più frenesia che pazienza.
Sono la prima che deve allenarsi a coltivare la pazienza, quando sono in auto nel traffico non riesco ad essere paziente, così come non lo sono spesso con mio marito e poi chiedo a lui di esserlo. Infatti lui mi fa da specchio in questo.
Jon Kabat-Zinn nel libro “Dovunque tu vada ci sei già” sulla pazienza scrive:
“Considero la pazienza un atteggiamento etico fondamentale. Se praticate la pazienza è quasi inevitabile che coltiviate anche la consapevolezza e inoltre la vostra pratica meditativa diverrà gradualmente più ricca e matura. Dopo tutto se in questo momento non intendete mutare il corso degli eventi, la pazienza sa come trovare applicazione.
Ci ricorda che le cose si svolgono secondo i propri ritmi. Non si può anticipare le stagioni, arriva la primavera e l’erba cresce da sola, solitamente avere fretta non aiuta e può creare molte sofferenze, a volte in noi, a volte in chi ci è vicino.
La pazienza è un’alternativa onnipresente all’endemica irrequietezza e insofferenza della mente. Scalfite la superficie dell’impazienza e al di sotto, ad una profondità variabile, troverete la rabbia.
Si tratta di un’intolleranza così forte nei confronti della realtà, che si finisce per addossare la colpa a qualcuno, spesso a se stessi o a qualcosa. Questo non significa che non si debba affrettarsi quando è il caso, è persino possibile affrettarsi con pazienza e consapevolezza, muovendosi velocemente per propria scelta.
Secondo la prospettiva della pazienza, ciascuna situazione si verifica come conseguenza di altre. Nulla è separato o isolato e non esiste nessuna causa prima e assoluta”.
Questo comportamento lo vedo ad esempio nella piccola cucina di casa mia, il mio essere frenetica mi porta a non voler mio marito intorno, perché modulare i miei movimenti alla sua presenza mi farebbe perdere tempo.
Dietro all’essere impaziente si nasconde la paura di quello che può succedere se non mi sbrigo. C’è anche un senso di giudizio, sono più veloce, faccio meglio da sola.
L’autore ci parla di rabbia sotto l’impazienza, concordo perché quando siamo nel giudizio è perché abbiamo paura di essere inadeguati e in qualche modo stiamo nella rabbia. Così attribuiamo i nostri ritardi o gli errori agli altri. Quando siamo arrabbiati prima di tutto lo siamo con noi stessi.
Il Dalai Lama e il controllo sulla sua mente
Per farci un esempio concreto l’autore cita il Dalai Lama: “Non mostra risentimento verso i cinesi, anche se per anni il governo di Pechino ha inflitto ai tibetani il genocidio, lo smantellamento delle loro istituzioni, credenze e di qualsiasi cosa a cui tengono. Persino la distruzione del paese stesso su cui vivono.
Quando gli fu attribuito il premio Nobel per la pace, ad un giornalista che non riusciva a credere alla sua mancanza di rancore verso i cinesi, il Dalai Lama rispose: “Ci hanno preso tutto, dovrei permettere che mi prendano anche la mente?”.
Questo perché la pazienza la possiamo scegliere noi.
Riprendere il controllo grazie alla meditazione
Jon Kabat-Zinn parla di correlazione tra pazienza e meditazione. Sicuramente meditare mi ha aiutata ad essere più consapevole, ad accorgermi della mia irrequietezza, della poca pazienza che ho, quindi mi fermo, respiro e riprendo il controllo della mia mente.
Quindi sono io che decido, e la meditazione è uno strumento validissimo e sicuramente i tibetani sanno praticare la consapevolezza e la pazienza.
“Quel grado di compassione altruistica si basa sulla forma mentale che i buddisti chiamano giusta consapevolezza o giusta comprensione.
Non si tratta di una manifestazione spontanea, occorre praticarla, coltivarla, i sentimenti di collera emergono ugualmente ma l’ira può essere usata, strumentalizzata, controllata, in modo che le sue energie, alimentino pazienza, compassione, armonia e saggezza in noi e forse anche in altri.
Dedicandoci alla meditazione, noi coltiviamo la qualità della pazienza ogni volta che ci fermiamo, ci sediamo e avvertiamo il flusso della nostra respirazione e l’auto invito ad essere più aperti, più in contatto, più pazienti con i nostri momenti, si estende naturalmente anche ad altri periodi della vita.
Sappiamo che gli avvenimenti si svolgono secondo la loro natura, possiamo fare in modo che accada anche per le nostre vite. Non dobbiamo permettere che le nostre ansietà e il desiderio di determinati risultati prevalgano sulla qualità del momento anche in situazioni dolorose”.
Se noi pratichiamo la meditazione riusciremo ad essere più pazienti, in modo tale da dare risposte più congrue. Spesso l’irrequietezza ci porta a dare risposte avventate, che non ci rappresentano pienamente e che ci possono portare dolore, perché quando feriamo gli altri di riflesso feriamo noi stessi.
Alla prossima istantanea.