Un elemento che ci può disturbare nel cammino verso la felicità è la paura.
Ieri sera mi hanno raccontato che una signora, mentre con il suo cane andava a prendere il figlio a scuola, proprio vicino al centro città, ha visto un lupo che puntava il suo cane e si è molto spaventata. Tutto questo alle 12.30 del mattino.
Questa mattina, mentre con il mio piccolo Sansone percorrevo il sentiero che da casa mi porta alle spiagge e al centro, mi sono immaginata che dagli alberi spuntasse un lupo. Sono stata abbastanza rapida a fermare questa immagine e a vedere che la paura mi stava rovinando la passeggiata e mi sono concentrata sulle sensazioni del vento sulla pelle e sui colori del cielo e della vegetazione intorno a me.
Una decina di anni fa non sarei riuscita a a venir via da quella paura così facilmente, sapendo che i lupi da queste parti ci sono. Oggi invece ho pensato che nulla, che non sia destinato a me, mi può capitare, che non devo fare per forza la stessa esperienza di quella signora.
La paura di tutto
La paura dovuta ai nostri pensieri ci può danneggiare fortemente e per testimoniarlo utilizzo alcune parole tratte dal libro di Anita Moorjani: “Morendo ho ritrovato me stessa”.
Anita dice che spesso le chiedono perché, secondo lei, le è venuto un tumore e lei risponde: “per una parola sola: paura. Paura di tutto, compreso di fallire, di non piacere, di deludere gli altri e di non essere abbastanza brava.
Temevo anche la malattia, il cancro in particolare, così come i trattamenti antitumorali. Avevo paura di vivere ed ero terrorizzata dalla morte. La paura è molto insidiosa e riesce a strisciare dentro di noi gradualmente, senza che ce ne accorgiamo. Se mi guardo indietro, vedo che alla maggior parte di noi viene insegnato ad avere paura già durante l’infanzia”.
Ad esempio nella mia infanzia ricordo di aver avuto paura dell’uomo nero, perché spesso mi veniva detto che se non mi comportavo bene, sarebbe venuto a prendermi. Queste sono frasi che le nostre figure di riferimento ci hanno detto per farci stare bravi e ubbidire, senza pensare che avrebbero potuto nuocerci instillando dentro di noi una paura difficile da gestire.
“All’inizio il tutto accade in modo impercettibile, con piccole ansie riguardo alla paura di non piacere o di non essere abbastanza bravi, magari perché siamo diversi degli altri, apparteniamo ad un’altra razza, siamo troppo alti o troppo bassi, troppo grassi o troppo magri. Vogliamo andare bene a tutti i costi”.
Anche su questo mi ritrovo, sono stata una bambina che voleva compiacere i genitori. Quando i miei si sono separati, avevo circa 8 anni, pensavo che la loro separazione fosse avvenuta per causa mia. Sono sicura che i miei genitori non mi abbiano mai detto una cosa del genere, probabilmente avevo così paura di non andar bene che mi assumevo responsabilità più grandi di me.
Non sapere più chi siamo e che cosa vogliamo
L’autrice ci spiega: “Cercavo sempre di compiacere gli altri e temevo la loro disapprovazione, a prescindere. Mi facevo in quattro per evitare che le persone pensassero male di me e nel corso degli anni mi sono persa per strada. Ero del tutto scollegata da chi ero e da ciò che volevo, perché ogni azione era finalizzata a ottenere l’approvazione degli altri, tranne che la mia.
Infatti, negli anni precedenti il cancro, se qualcuno mi avesse chiesto che cosa volevo dalla vita, avrei risposto che non lo sapevo. Ero talmente presa dalle aspettative culturali, cercando di essere la persona che gli altri si aspettavano che fossi, che non sapevo davvero cos’era importante per me”.
Mi ritrovo anche in queste parole di Anita. Prima della psicoterapia, non sapevo dire dei no, dicevo a tutti dei sì a prescindere, volevo compiacere l’altro per essere amata, ma non sapevo cosa desideravo veramente fare in quel momento lì.
Se riusciamo a vedere quante paure ci condizionano e ci impediscono di vivere liberamente la nostra vita, potremo lasciarle andare, riuscendo così a realizzare i nostri veri desideri.
Alla prossima istantanea