Anche gli psicologi meditano
Nel libro “Mente, meditazione e benessere“, Gioacchino Pagliaro descrive quanto la meditazione sia utile in vari campi:
“le tecniche meditative aiutano la produzione e la regolazione di cortisolo, che è il fondamentale ormone dello stress, l’aumento notturno della melatonina, la riduzione della noradrenalina e l’aumento della serotonina che aiuta il tono dell’umore e servono anche per la regolazione della fame e della sazietà”
“Dal punto di vista psicologico, sviluppa la pazienza, promuove un atteggiamento non giudicante, aiuta le persone a vivere bene in situazioni incerte e instabili, le stimola a prendere contatto con se stesse e la propria coscienza, sviluppa la responsabilità personale, organizza sentimenti che permangono.
Ci sono così tanti elementi positivi registrati dopo questi percorsi meditativi, su persone con vari tipi di disturbi come personalità narcisistica, ansia e nevrosi ossessiva. Gli studi registrano un miglioramento nel 50% dei pazienti e soprattutto un miglioramento nel rapporto con lo psicoterapeuta”.
La pratica meditativa può quindi aiutare ad evitare l’uso di antidepressivi serotoninergici.
Avendo così tanti effetti positivi, anche noi psicoterapeuti utilizziamo la meditazione. Una cosa non esclude l’altra.
Invito quasi tutti i miei pazienti a meditare perché mi sono accorta che un’ora di psicoterapia lascia l’impronta per i primi giorni, così come mi confermano anch’essi, ma nel corso della settimana gli effetti vanno via via scemando, perché subentrano i soliti meccanismi mentali.
Se per anni mi sono comportata in determinati modi, le abitudini riprendono forza dopo alcuni giorni dalla seduta. In effetti alcuni psicoanalisti danno più appuntamenti nella settimana.
Il mio approccio, che utilizza anche la meditazione, potenzia il lavoro del paziente di stare nelle sue difficoltà, di annotarle e poi si lavora insieme nella seduta successiva.
La meditazione e lo stato di calma e felicità
Gioacchino Pagliaro, prendendo spunto dalla filosofia buddista, dice:
“la meditazione comporta sia la trasformazione della mente da uno stato di agitazione ad uno stato di calma, sia il passaggio da una condizione non salutare ad una condizione di salute.
Quindi le emozioni negative, che i buddisti chiamano fattori mentali nocivi, producono degli effetti negativi sia sul piano organico che su quello psicologico e comportamentale.
La collera, ad esempio, spingerà la persona ad accumulare rabbia e risentimento, che agiranno in modo negativo sull’equilibrio energetico e sulla mente, sul comportamento, inducendolo a compiere azioni che producono frustrazione e sofferenza.
Al contrario, nelle occasioni in cui la mente è influenzata da fattori positivi, come la pazienza e il rispetto e la compassione, ciò produce degli effetti positivi sull’organismo e sul comportamento e ogni attività porterà benefici alla salute.
Dal momento che l’obiettivo della vita consiste nel trovare la felicità ed evitare la sofferenza, è particolarmente importante imparare a riconoscere i fattori mentali da coltivare e quelli da evitare”.
La meditazione ci può fornire un allenamento per integrare e migliorare la nostra vita, tramite la messa in pratica di alcuni comportamenti.
Ci può aiutare a vedere, ad esempio, che la collera proviene da una parte del nostro giudizio. Finché diamo la colpa agli altri, fuori di noi, non abbiamo potere. Quando invece riusciamo a reintegrarla dentro di noi, ci riappropriamo del nostro potere.
Alla prossima istantanea