Quando non riusciamo a vivere nel presente, spesso permettiamo ai ricordi dolorosi di esperienze passate di assalire la nostra mente, oppure soffriamo per delusioni dovute alle nostre aspettative o ai nostri attaccamenti. Gli attaccamenti possono essere rivolti ai beni materiali, al nostro status e alle persone.
Gli attaccamenti verso le persone però non sono da confondere con “l’amore sano”, che avviene accettando le scelte dell’altro. Purtroppo sempre più sentiamo parlare di violenze domestiche, a causa di attaccamenti patologici.
Riguardo l’attaccamento allo status, in Italia ai posti di potere troviamo molto spesso persone di età avanzata, che potrebbero essere in pensione. Esse potrebbero essere preziose in un ruolo non attivo, di sostegno, scrivendo le loro esperienze e raccontandosi, mentre i loro posti potrebbero essere occupati da persone più giovani, con una visione di governance più moderna, che avrebbero la capacità di affrontare alcuni problemi con maggiore freschezza.
Gli attaccamenti ci portano ad avere paura delle nuove situazioni e, di conseguenza, ci ritroviamo in una posizione di stallo. Tutto ciò ci crea sofferenza e ansia, perché temiamo il cambiamento.
Avere paura del futuro non ci permette di avere fiducia. Abbiamo paura addirittura dei pareri diversi dai nostri, mentre potremmo ascoltare gli altri senza dover per forza condividere parola per parola. Questo periodo storico mi sembra particolarmente faticoso, forse perché il tema di sottofondo è la salute, ma trovo che si stiano alzando posizioni rigide contro chi non la pensa nello stesso modo.
Cerchiamo di accettare che non sempre possiamo condividere lo stesso pensiero di un altro. Alcuni hanno maggiori timori, altri sono più fiduciosi e sereni e vedono il cambiamento come un’opportunità, altri no.
Portiamo allora l’attenzione al qui e ora e andiamo a vedere quali pensieri ci opprimono, quali paure sentiamo. Man mano che porteremo la consapevolezza alle nostre paure, potremo analizzarle e lasciarle andare.
Alla prossima istantanea.