Quanto soffriamo a causa di scelte fatte perché trascinati dagli altri?
Quanto spesso diamo la colpa delle nostre scelte a qualcun altro, magari al nostro partner o ai nostri famigliari?
Ci sembra di venire spinti in una direzione che non sentiamo congeniale a noi, ma non riusciamo a dire di no.
A volte perché reputiamo di non avere forza abbastanza per opporci o perché soffriamo di sensi di colpa, o abbiamo paura di perdere l’amore o la stima dell’altro.
Acconsentire a situazioni che non vorremmo, ci porta a sviluppare un conflitto interiore, di cui spesso non ci rendiamo conto, perché non siamo abituati a dedicarci del tempo per sentire come stiamo, come ci sentiamo.
Il nostro modo di vivere ruota intorno alla performance e sull’essere veloci, pensiamo di dover sempre rispondere nell’immediato, ma così facendo, risponde per noi una parte non connessa al nostro sentire.
Non siamo abituati a prendere tempo prima di dare delle risposte, così non ascoltiamo cosa realmente vogliamo per noi stessi. Alla lunga però il nostro malessere crescerà, in un modo che non potremo più ignorare.
Spesso però questo malessere lo imputiamo agli altri.
Mi capita spesso di avere pazienti con una sintomatologia depressiva che, nel racconto della loro storia, sottolineano quanto si sono annullati per compiacere i loro partner o i propri genitori. E’ come se, ad un certo punto, venissero meno le forze per portare avanti le loro attività e, a questo punto, non saranno più disponibili neanche per gli altri, creando disagio alle persone vicino a loro.
Sembra che la rabbia per non aver ascoltato se stessi, per compiacere gli altri, li porti a bloccarsi. Non hanno più energie.
E’ importante che ognuno di noi si assuma la responsabilità delle proprie azioni. Quando acconsentiamo a fare qualcosa che non è nelle nostre corde è perché lo decidiamo noi, nessuno ci sta puntando una pistola alla tempia.
Impariamo a prendere tempo per focalizzarci su cosa desideriamo e sentiamo e, se quello che ci stanno proponendo non ci piace, facciamo un passo indietro, ci saranno altre occasioni per incontrarci ed essere disponibili con l’altro.
Se scegliamo di acconsentire a fare qualcosa che non amiamo, prendiamoci la responsabilità della scelta che facciamo, senza rinfacciarlo a nessuno. Essere consapevoli di averlo fatto per “non saper dire di no” è già un passo verso la direzione della guarigione.
Il rischio di “rinfacciare” è di rimanere nell’impotenza e nella sofferenza nostra e di chi ci vive accanto.
Alla prossima istantanea