Voglio condividere alcune riflessioni fatte durante un recente periodo di vacanza, leggendo i libri di Brian Weiss.
Nella mia vita sono aumentati i momenti felici e spensierati da quando mi comporto in modo più amorevole, quando vivo pienamente piccoli istanti di tenerezza, come un bacio con mio marito o con il mio cane, e sono ancora più felice quando riesco a non farmi coinvolgere in discussioni o prese di posizione, pensando che il mio pensiero sia l’unico ad essere valido.
In questo blog spesso prendo spunti di riflessione da maestri spirituali come Eckhart Tolle, piuttosto che dai padri della psicologia. Questo mi fa riflettere perché gran parte delle cose che racconto hanno una base psicologica e ho studiato per molti anni su testi psicologici.
Da alcuni anni ho intrapreso un cammino più spirituale, che non vuol dire religioso, che mi ha aiutata a prendere consapevolezza di quanto fossi colma di convinzioni e giudizi, che costituivano sempre più un fardello pesante da portare. Mi ritrovo così oggi a fare meno ragionamenti con la mente, che spesso ha delle obiezioni da fare ai miei desideri, a stare più in contatto con il mio cuore e a vivere maggiori situazioni di pace e gioia.
L’ego e la sua paura della morte
Quando siamo nell’ego la morte ci fa molta paura, l’ego ha bisogno di essere riconosciuto, di apparire come il più bravo ed essere presente, perché l’ego teme di sparire e di conseguenza teme la morte.
Nel mio nuovo stato “spirituale”, in cui sono meno condizionata dall’ego, mi ritrovo ad avere meno paure, soprattutto a non avere più paura della morte.
Leggendo i libri di Brian Weiss ho trovato frasi e pensieri molto vicini al mio sentire, nonostante i nostri percorsi differenti. Nel libro “Molte vite, Molti maestri” l’autore racconta della sua evoluzione spirituale, avvenuta attraverso il lavoro terapeutico con una paziente, quando era già uno psichiatra affermato e docente universitario.
Il suo approccio terapeutico prevedeva l’uso di farmaci e la psicoterapia, fino a quando arriva una paziente, Catherine, con parecchi sintomi e paure debilitanti che le rendevano la vita quasi impossibile.
Dopo un anno e mezzo di psicoterapia la paziente aveva ricevuto solo deboli benefici e stava ancora molto male psicologicamente. Allora il dott. Weiss tenta una terapia con l’ipnosi regressiva, per verificare la presenza di eventuali blocchi e traumi dell’infanzia di Catherine, possibili cause del suo grande malessere.
In maniera sorprendente Catherine, sotto ipnosi, racconta spezzoni di vite precedenti. Non solo, riporta anche dei messaggi dai “maestri”. Catherine, quando finiva lo stato di ipnosi, ricordava i racconti sulle sue vite precedenti, ma non i messaggi che i “maestri” facevano arrivare a Weiss tramite lei.
Weiss all’inizio accoglie con scetticismo quello che sta succedendo, dato che era un uomo di scienza, ma diventa sempre più consapevole che il suo modo di affrontare la vita sta cambiando.
Scrive: “mi rendevo conto di quanto sia difficile credere a questi concetti senza aver avuto un’esperienza personale. L’esperienza necessaria per aggiungere la certezza emotiva alla comprensione intellettiva, ma l’impatto dell’esperienza si attenua sempre più o meno.
Superare la paura della morte
Da principio non compresi il perché cambiavo tanto. Sapevo di essere più calmo e paziente e gli altri mi dicevano di quanto apparissi in pace, di quanto sembrassi più riposato e felice. Sentivo di avere più speranza, più gioia, più risolutezza.
Cresceva in me la convinzione di non avere più paura della morte. L’idea della morte o della non esistenza non mi spaventava, avevo meno paura di perdere gli altri, pur con la certezza che li avrei perduti. Quanto è potente la paura della morte.
Gli uomini fanno di tutto per evitarla, crisi di mezza età, relazioni con persone più giovani, chirurgia estetica, ossessione della ginnastica, accumulano beni materiali, fanno figli perché un nome non scompaia, si sforzano di essere sempre più giovani e così via.
Noi siamo paurosamente preoccupati della nostra morte. Spesso tanto da dimenticare il vero scopo della nostra vita. Stavo anche diventando meno ossessivo, non sentivo il bisogno di controllarmi continuamente… la trasformazione era difficile, avevo molto da imparare”.
L’esperienza con Catherine lo aveva cambiato profondamente.
A queste storie possiamo crederci o meno, comunque vi invito a leggere i libri di Brian Weiss, ma quello che oggi mi preme sottolineare è che nel momento in cui, attraverso un percorso di evoluzione interiore, riusciamo a non avere più tanta paura della morte, possiamo veramente vivere più leggeri.
Potremo avere meno paura della morte se pensiamo che ci sia qualcosa oltre la morte, che la nostra anima prosegua. Nell’ascoltare le persone che hanno avuto esperienze di premorte viene veramente da credere che la nostra anima possa continuare a fare un viaggio.
Alla prossima istantanea