Grazie alla presa di coscienza dei miei Programmi Mentali e alla possibilità di depotenziarli, sono riuscita ad ascoltare di più il mio intuito, il mio sesto senso, i miei sensi, a vivere la vita in modo più pieno e felice.
Abbiamo visto che essi sono utili quando abbiamo bisogno di agire in automatico, come quando guidiamo, camminiamo, andiamo in bicicletta, quando nuotiamo, tutte situazioni che scegliamo noi.
Il problema è quando seguiamo inconsciamente Programmi Mentali che non abbiamo scelto noi e che non sappiamo neanche di avere!
Ricordiamoci che questi ultimi vengono installati in noi grazie alla ripetizione o per emozione forte.
A proposito di sincronicità, l’altro giorno ho registrato l’istantanea sui programmi mentali che possono derivare da momenti traumatici della nostra infanzia e il pomeriggio successivo è arrivato un paziente in studio che mi ha parlato di una vocina che sente dentro di lui, che gli rimanda un senso di inadeguatezza, di poca autoefficacia.
In realtà la sua vita è costellata da successi, sia all’università che con gli amici. Non sembra che in questo momento della sua vita ci siano motivi per contattare questa inadeguatezza. Quando gli ho chiesto da quando percepisse queste voci interne, lui mi ha risposto dalla prima elementare.
Mi ha detto aver vissuto i primi sei anni di vita in modo sereno, che le sue prime ansie sono arrivate in prima elementare: un’insegnante rigida, che assegnava parecchi compiti e pretendeva molto, ha fatto sì che lui riuscisse con fatica a seguire i ritmi dettati dalla maestra.
La cosa però si aggravò nel momento in cui, per una febbre alta durata parecchi giorni, dovette fare un’assenza prolungata e, nel frattempo, l’insegnante continuò ad andare avanti con il programma.
Quando tornò a scuola non riuscì più a stare dietro a quello che l’insegnante stava spiegando, gli mancavano troppi elementi.
L’insegnante però non si preoccupò di farlo recuperare. Forse era più preoccupata di portare a termine il programma, perché per lei, questo era l’elemento più importante per considerarsi una brava insegnante. Certamente non poteva immaginare che il suo atteggiamento potesse condizionare un suo alunno per così tanti anni.
L’associazione fatta dal mio paziente è stata che per quanto lui si sforzasse, continuava ad essere inadeguato.
Da dove arriva il nostro senso di inadeguatezza
Parlando con lui mi è tornato in mente che, durante le medie, ho trovato anche io degli insegnanti che utilizzavano atteggiamenti umilianti nei miei confronti.
Una professoressa in particolare si era fatta un’idea di me dalla prima media e non l’ha mai cambiata.
Nonostante io abbia sostenuto un ottimo esame conclusivo del triennio, grazie anche al fatto di aver imparato un buon metodo di studio, lei sembrava dispiaciuta di dovermi dare un voto alto, come se io non lo meritassi.
Quindi anche davanti all’evidenza, alcuni insegnanti si costruiscono delle idee sui loro allievi e non sono disposti a cambiarle. La mia professoressa infatti, nonostante il buon esame sostenuto, aveva consigliato a mia mamma che io andassi a lavorare o facessi una scuola professionale, secondo lei non avrei potuto fare di più.
La incontrassi oggi, con grande soddisfazione le direi che mi sono laureata e specializzata.
L’attività dell’ego di etichettare le persone e le situazioni, quando viene adottato con dei bambini, esseri in piena evoluzione, può lasciare segni indelebili. Noi sappiamo, invece, che ognuno cresce e acquisisce consapevolezze con i propri tempi, che sono diversi da un soggetto all’altro.
Ho acquisito la consapevolezza che il giudizio della professoressa nei miei confronti, abbia contribuito a condizionarmi. La sensazione che mi sono portata crescendo è che, per quanto mi sforzassi di migliorare, le persone non avrebbero cambiato la loro idea su di me.
Grazie al mio percorso, adesso riesco ad essere presente e consapevole quando queste parole di inadeguatezza mi vengono a trovare. Allora mi focalizzo sul mio respiro e non ascolto questi pensieri svalutanti che provengono dalla mia mente automatica.
Sono consapevole che, se non fossi riuscita a capire il perché nella mia mente ci fossero queste parole frustranti, la loro origine, per me sarebbe stato difficile gestirle come riesco a fare ora.
Ora so che queste frasi interne non corrispondono alla realtà.
Proviamo ad ascoltare se e quando ci sentiamo inadeguati e da quanto tempo questo pensiero ci accompagna.
Alla prossima istantanea