Spesso i miei pazienti mi chiedono perché continuano a mettere in atto comportamenti poco costruttivi o addirittura nocivi per loro stessi.
Intanto il fatto che siano diventati consapevoli di questi comportamenti è molto importante, ma il passo successivo da fare è quello di mettere in atto il cambiamento nel momento in cui è necessario farlo, rimanendo nella presenza mentale.
Rimanendo fermi a chiedersi il perché, si perdono nel passato a vedere che ripetono gli stessi errori o, peggio ancora, si spostano nel futuro preoccupandosi, scoraggiati e poco fiduciosi di poter cambiare il loro comportamento poco sano e utile.
Spesso il motivo di quel comportamento lo hanno già capito, la mente automatica però rimane bloccata lì in uno stallo.
Ma i comportamenti si possono cambiare solo con la presenza mentale, nel qui e ora.
Ad esempio, se sappiamo che un cibo non ci fa bene, è solo nel qui e ora che possiamo decidere di non mangiarlo oppure, quando non ci sentiamo rispettati, sapendo che è perché lo permettiamo noi, solo nel qui e ora possiamo scegliere il comportamento più tutelante per noi stessi.
Nel mio libro “Istantanee di felicità” scrivo:
“Noi non siamo quello che pensiamo, i pensieri sono un’attività dell’ego.
Arrivano dal passato portandoci i ricordi di ciò che abbiamo vissuto e spesso sono ricordi dolorosi che ci attivano vecchie sofferenze oppure ci proiettano nella preoccupazione del futuro ad immaginare scenari che quasi sicuramente non si verificheranno, ma che solo immaginarli ci fa stare nell’ansia.
Cogliamo l’attimo
Hanno la capacità di portarci continuamente avanti e indietro nel tempo, facendoci perdere l’attimo che stiamo vivendo davvero, perché non siamo consapevoli del loro vero potere”.
Ogni volta che vogliamo cambiare un comportamento, invece che perderci in pensieri di paura e giudizio, dobbiamo cogliere l’attimo presente in cui possiamo agire in modo differente.
“Quando invece diventiamo consapevoli che stiamo pensando, entriamo in una diversa dimensione della coscienza, diventiamo testimoni dell’attività del pensare, non ci identifichiamo più con i nostri pensieri.
Possiamo finalmente renderci conto che dentro di noi c’è molto di più, che è il nostro essere che fa da testimone ai nostri pensieri”.
E’ importante riuscire a ricongiungerci con quello che sentiamo e con il nostro essere, attraverso la presenza mentale, per trovare il modo di dare la risposta più adeguata nel momento in cui è necessaria, sennò rimaniamo frustrati nell’impotenza di non riuscire a tutelarci, perpetrando lo stesso comportamento tossico, chiedendoci inutilmente: “Perché?”.
Se già abbiamo capito l’origine del nostro comportamento disfunzionale, concentriamoci sul momento presente perché lì troveremo il potere di intervenire a nostro favore, tutelandoci e supportandoci.
Alla prossima istantanea.
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