Nella meditazione sul successo, Deepak Chopra dice che quando raggiungiamo un obiettivo di successo, alcune volte potremo sentirci soddisfatti, ma anche svuotati. Effettivamente, dopo aver raggiunto un obiettivo, sentiamo il bisogno di andare alla ricerca di altre conquiste.
Siamo abituati a pensare al successo come una conquista esterna, con riconoscimenti e riconoscenze da parte delle persone intorno a noi e non come un cammino evolutivo con noi stessi.
Riporto questa testimonianza, tratta dal libro “Io e Giorgio” scritto da Veronica Iannotti, bellissima biografia di Roberta Bellesini e Giorgio Faletti, entrambe persone meravigliose, Giorgio uomo estremamente creativo e capace, Roberta altrettanto, con in più, secondo me, la capacità di tenere i piedi ben piantati a terra.
L’autrice chiede a Roberta: “Quanto era consapevole Giorgio di sé?” e Roberta risponde: “Lui non riusciva assolutamente a rendersi conto di quello che creava. Tutto era normale, incasellato in uno stile di vita che dall’interno non percepiva come diverso dalla media.
Tuttavia, imparando a conoscerlo, ho capito quanto la sua fase creativa lo stremasse mentalmente ed emotivamente, lasciandolo svuotato ogni volta”.
Il successo decretato solo dagli altri ci rende insicuri?
L’altro brano che mi ha colpito è quando Roberta dice:
“Ricordo una sera di qualche anno fa, io e Giorgio eravamo seduti sul divano e stavamo chiacchierando del più e del meno, ad un certo punto lui mi disse: “Sai qual è la mia più grande paura? Temo che un giorno verrò dimenticato”, io lo rassicurai sul fatto che non sarebbe accaduto, ma quella frase mi rimase in mente, e tante volte sono tornata a pensarvi.
Non lo avevo mai preso in considerazione prima di allora, il terrore per un autore di essere scordato, sorpassato, di cadere nell’oblio. In questa società che ti ingoia come un tritacarne, ad una velocità impossibile da sostenere, vedere tutto ciò che si è creato andare perso. Si dev’essere stato un pensiero angosciante per lui. Quella sensazione non me la sono più scrollata di dosso”.
Roberta effettivamente sta facendo un lavoro importante ed eccellente per realizzare questo desiderio di Giorgio. Nessuno che lo abbia conosciuto secondo me lo può scordare, ma Roberta sta facendo tutto il possibile per tenere vivo il ricordo dell’uomo e dell’artista che è stato, e per questo la ringrazio.
Questa lettura mi ha ricordato alcuni miei dialoghi con Giorgio, in cui anch’io ero sorpresa dal fatto che lui non fosse consapevole di quanto fosse creativo, di quali grandi risorse e potenzialità avesse. Aspettava il rimando da parte del pubblico, come è normale per chi fa un lavoro come il suo.
Credo però sia fondamentale, per ognuno di noi, cercare il successo attraverso un dialogo interiore con noi stessi. Un lavoro costante da fare quotidianamente.
Condivido il pensiero di Roberta: viviamo in una società che ci ingoia come un tritacarne. Pensiamo ai cantautori degli anni 70 e 80, famosi per decenni, mentre adesso magari un cantante fa successo con una canzone e poi cade nell’oblio.
Non è possibile delegare il nostro successo ad una società “mordi e fuggi”. Solo ognuno di noi può raggiungerlo grazie al cammino quotidiano che fa con se stesso. Lasciare il potere agli altri di definire il nostro successo ci può far sentire in una posizione precaria. Possono elogiarci se diciamo ciò che a loro piace e un momento dopo, possono cambiare idea.
Allora cerchiamo di prenderci cura di noi quotidianamente, attraverso scelte che siano a nostro favore. Essere in sintonia con noi stessi ci regala gioia e successo, perché liberi da condizionamenti non adattivi per noi.
Va benissimo impegnarsi in passioni e attività al di fuori e avere un successo riconosciuto dagli altri, ma ricordiamoci di non contare solo su quello perché, a lungo andare, ci può portare alla dipendenza e all’insicurezza.
Alla prossima istantanea