Un insegnamento che molti di noi hanno ricevuto fin da piccoli, è quello che si deve essere onesti e sinceri.
Magari abbiamo anche subito una punizione da parte dei nostri genitori o dagli insegnanti se siamo stati scoperti a mentire.
Quello che però che a volte ci sfugge, è che prima di tutto bisogna essere onesti con se stessi.
Spesso accusiamo gli altri di essere la causa delle nostre sventure e non ci assumiamo la responsabilità per ciò che ci accade.
C’è chi pensa di avere solo relazioni “sfortunate”, chi dice che gli altri si comportano male nei loro confronti e si ritrovano vittime delle stesse situazioni.
Qualche giorno fa, una mia paziente mi disse che a lei capitano sempre uomini “fuggitivi”: uomini che la lasciano ancora prima di intraprendere una relazione.
Le chiesi se pensava davvero che fosse solo questione di “sfortuna” o se c’era dell’altro.
Riflettendoci mi disse che in passato, quando era stata lasciata, aveva sofferto e, per paura di soffrire di nuovo, sceglie ragazzi che già da subito non si vogliono far coinvolgere e impegnare in una relazione prolungata.
Il denaro visto come fonte di sciagura
Anche il rapporto “sfortunato” con il denaro può avere origini da pensieri inconsci. Nella vita ho conosciuto persone che desideravano avere una vita agiata, ma non riuscivano a cogliere le possibilità di guadagno che la vita offriva loro.
Ascoltando la loro storia emergeva che il denaro, nella loro famiglia, era visto anche come causa di sciagure e quindi, inconsciamente, puntualmente, perdevano le occasioni per arricchirsi.
Un altro esempio di mancata onestà è quando si decide di sottrarre ai ricchi per dare ai poveri. Anche in questo caso si sottrae a qualcun altro e quindi “si diventa ladri come quelli a cui si ruba”.
L’essere onesti con noi stessi ci permette di portare alla consapevolezza quello che non vogliamo vedere di noi, interrompendo il circolo vizioso delle esperienze ripetitive.
Se mi capita qualcosa di ripetitivo nella vita, non è una coincidenza.
Nel mio percorso lavorativo ho sempre avuto incomprensioni con i miei superiori, anch’essi psicologi, ma mai con altri superiori non psicologi con cui lavoravo a diretto contatto. Il mio dialogo interiore “non so se sono una brava psicologa”, metteva in risalto la mia paura di essere inadeguata e mi attiravo quel genere di incomprensioni.
Non devo aspettarmi che siano i miei superiori a dirmi se sono o meno una brava psicologa, ma i risultati con i miei pazienti.
Possiamo essere onesti quando sappiamo ascoltare noi stessi, quando sentiamo il nostro dialogo interno, comprendendo così i nostri comportamenti evitanti, che ci allontanano dall’abbondanza nella nostra vita.
Alla prossima istantanea