Oggi voglio parlare di empatia, quel sentimento che ci permette di metterci nei “panni degli altri”, di vedere la stessa situazione con gli occhi di chi interagisce con noi, di gioire per la felicità e per i successi delle persone a cui vogliamo bene, ma anche delle persone sconosciute.
L’empatia ci permette di comprendere la rabbia di un nostro amico, il suo dolore o la sofferenza di una persona che non conosciamo. E’ un processo fondamentale per poterci relazionare, che ci può portare momenti di felicità, perché sentendoci in sintonia con gli altri, capiamo di fare parte di un tutto.
L’empatia e i neuroni specchio
Il processo dell’empatia deriva dalla nostra capacità di immedesimarci nella mente dell’altro, ha una base neurobiologica: i neuroni specchio. I neuroni sono cellule altamente specializzate del nostro cervello, hanno la funzionalità di ricevere, elaborare e trasmettere le informazioni ad altri neuroni, attraverso segnali elettrici o chimici.
I neuroni specchio furono scoperti dall’équipe del dott. G. Rizzolatti negli anni Novanta. Vennero identificati per la prima volta nelle scimmie e localizzati nella corteccia premotoria, che si occupa, nel nostro cervello, di pianificare ed eseguire i movimenti.
Vittorio Gallese sostiene che: “alla base dell’empatia, ci sia un processo di “simulazione incarnata”. Questi particolari neuroni, infatti, sono anche il motivo per cui riusciamo a ripetere un’azione che abbiamo osservato oppure a capire e interpretare le mosse altrui.
Noi passiamo la vita a imitare, apprendiamo fin da bambini attraverso l’imitazione e tendiamo a ripetere. Questo è il motivo per cui, spesso, i comportamenti violenti o sbagliati dei bambini sono una conseguenza dell’ambiente familiare malsano in cui hanno vissuto.
L’empatia, inoltre, ci permette di andare oltre l’antipatia che proviamo per le persone scontrose, se noi approfondiamo la conoscenza di questi soggetti, spesso scopriamo che il loro atteggiamento è legato a qualcosa che li ha fatti soffrire nella loro infanzia.
Dopo la scoperta dei neuroni specchio nelle scimmie, vennero eseguiti esperimenti sugli esseri umani nonché ulteriori test relativi all’imitazione e all’empatia. Nell’uomo essi sono stati localizzati nell’area che comprende il lobo frontale, il lobo parietale e il lobo dell’insula.
Quest’ultimo è quello che rielabora le informazioni che provengono dal sistema limbico, il quale supporta le funzioni relative alle emozioni. In questo modo quindi, risulta chiaro il collegamento tra neuroni specchio e il riconoscimento delle emozioni altrui e, quindi l’empatia.
L’emozione dell’altro è costituita dall’osservatore e compresa grazie a un meccanismo di simulazione che produce nell’osservatore uno stato corporeo condiviso con l’attore di quella espressione.
Inoltre, questi neuroni, oltre ad attivarsi in seguito a un’emozione nota, lo fanno anche con un certo anticipo (parliamo di millisecondi).”
Di questo si parla nel libro di Rizzolatti dal titolo “So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio“, nel quale si riscontra il fatto che anticipiamo le emozioni altrui. “Nel nostro cervello la sinapsi anticipa il movimento o il sentimento dell’altro e traduce in potenziali d’azione quelle che noi chiamiamo “intenzioni”.
Quando vediamo una persona che si sta mettendo la giacca in un ambiente chiuso, ipotizziamo che stia per uscire. Il riconoscimento dell’intenzionalità di un’azione altrui, definisce l’esistenza di una condivisione dello spazio d’azione tra individui, uno spazio in cui ci muoviamo e che ci porta a interagire con le persone che ci circondano.
Comprendendo le intenzioni degli altri, tendiamo a modificare di conseguenza il nostro spazio d’azione e a pianificare il nostro modo di agire. Si tratta, quindi, di un meccanismo che orienta le relazioni e che caratterizza il comportamento sociale.
Essere connessi agli altri è una delle fortune più grandi che abbiamo per capire che in realtà non siamo mai soli, anche quando pensiamo che niente abbia senso e ci sentiamo svuotati.
L’uomo non nasce isolato, ma è esposto fin dalla nascita a un’esperienza relazionale che gli fornisce gli strumenti per inserirsi nella società e per creare nuovi e diversi legami adattandosi. Nel corso di tutta la vita ci imbattiamo nella necessità di dialogare, di condividere, di realizzare rapporti che siano caratterizzati da reciprocità.”
E in una società che ci spinge all’egoismo, alla competizione, e quindi alla fretta, dovremmo esercitarci a rallentare, magari fermarci, capire che la vera vittoria sta nel non tradire ciò che sentiamo e che ci spinge verso l’altro, anche se questo ci costringe a cambiare.
Attraverso la capacità di provare empatia, se subiamo una brutta risposta da qualcuno, riconosciamo che anche noi a volte abbiamo una reazione dello stesso tipo. Quindi proviamo empatia anche per noi stessi.
Tutte le volte in cui riesco a vedere gli atteggiamenti negativi degli altri anche in me, riesco ad entrare in empatia con me stessa.
Immedesimarmi negli altri, attraverso l’empatia, mi permette di vedere i miei atteggiamenti e di essere meno severa con me e con gli altri, di aumentare l’autostima perché non ho più aspettative di perfezione verso me stessa.
A proposito dell’empatia Brian Weiss nel libro “Molte vite, un’anima sola” scrive:
“L’empatia è la chiave per capire e perdonare gli altri. Attraverso l’empatia possiamo comprendere le loro paure, le loro convinzioni e i loro bisogni. Spesso ci accorgeremo che sono identici ai nostri. Possiamo capirli anche se non condividiamo completamente le loro opinioni. Sapremo, ad un livello emotivo profondo, da dove provengano nella loro anima.
Odiarli equivale a odiare noi stessi. Amarli equivale ad amare noi stessi. L’unica via sensata è liberarci dall’odio. L’empatia guarisce l’individuo e al tempo stesso il mondo intero. Essa è la sorella della compassione e figlia dell’amore incondizionato”.
Il dr. Weiss è uno psichiatra che cura i suoi pazienti attraverso l’ipnosi regressiva. I suoi libri mi piacciono molto perché raccontano di un lavoro terapeutico che a tratti diventa un cammino spirituale.
Ricordiamoci che quando riusciamo a perdonare noi stessi saremo in grado di perdonare gli altri. Siamo umani e non sempre riusciamo a dare il meglio di noi stessi.
Più saremo consapevoli e più sceglieremo quali comportamenti adottare e quali sentimenti annaffiare, come dice Thich Naht Hanh.
Alla prossima istantanea