Nella scorsa istantanea abbiamo visto che a volte, tramite i pensieri inconsapevoli, ma anche i ricordi, anticipiamo nella nostra mente il decorso di una malattia che non si è ancora manifestata del tutto. Ai primi sintomi ci creiamo l’aspettativa di una sua evoluzione, così come si è già verificata nel passato.
Inconsapevolmente andiamo a riattivare dei circuiti cerebrali che, a loro volta, daranno al corpo il feedback conosciuto e di conseguenza il corpo si adeguerà ai pensieri che abbiamo fatto. Per questo è importante essere consapevoli e guidare noi i nostri pensieri.
Joe Dispenza ci spiega il meccanismo dicendo: “Ogni nostro pensiero produce una reazione biochimica nel cervello. Il cervello quindi rilascia segnali chimici che vengono trasmessi al corpo, dove agiscono come messaggeri del pensiero.
I pensieri producono queste sostanze chimiche, che nel cervello permettono al nostro corpo di sentire esattamente il modo in cui stavamo pensando. Per fare un esempio, quando abbiamo dei pensieri felici, positivi, il nostro cervello produce delle sostanze chimiche che ci fanno sentire gioiosi e ispirati.
Ad esempio, quando desideriamo impazientemente fare un’esperienza piacevole, il cervello produce immediatamente, un neuro trasmettitore chiamato dopamina che attiva il cervello stesso e il corpo, nell’anticipazione di quella esperienza e noi ci sentiamo eccitati”.
L’aspettativa crea un feedback costante pensiero-corpo che ci prepara ad un evento positivo. Purtroppo però la stessa cosa avviene per i pensieri negativi o di paura.
Il pensiero anticipa uno stato mentale, che avverte il corpo perché possa prepararsi a difendersi. A volte però è una questione di giudizio interno e non di pericolo reale. Purtroppo però lo stress per il nostro corpo sarà reale e nocivo lo stesso.
“Quando il corpo risponde ad un pensiero suscitando una reazione, il cervello constata che il corpo si sente in un certo modo. Di conseguenza i pensieri producono i corrispondenti dei messaggeri chimici che di conseguenza ci fanno poi pensare e sentire in quel modo, in un continuo feedback biologico.
Alla fine questo ciclo crea un particolare stato del corpo, uno stato dell’essere, che determina la natura generale del nostro sentire”.
Per come è cambiata la mia salute, posso testimoniare che quando ero più preoccupata mi ammalavo maggiormente rispetto ad ora che sono più serena e fiduciosa.
Joe Dispenza fa un esempio sul senso di inadeguatezza che alcuni di noi sentono: “Se fin da bambino uno coltiva pensieri di inadeguatezza, il suo cervello rilascerà delle sostanze chimiche che producono una sensazione fisica di indegnità, che corrisponde a quello che si sta pensando.
Nel tempo lui produrrà pensieri di insicurezza che corrispondono sempre al modo in cui si stava sentendo. Adesso il suo corpo lo sta spingendo a pensare.
Se i suoi pensieri e le sue sensazioni continuano, anno dopo anno, e generano lo stesso feedback cervello corpo, questa persona vivrà in uno stato di inadeguatezza, di indegnità, perché questi segnali chimici ripetuti inducono le cellule del corpo a funzionare non in modo desiderabile, rendendoci malati”.
Nella scorsa istantanea abbiamo visto il caso di Tom, che nel tempo aveva sviluppato dei problemi di digestione per via della frustrazione e rabbia quotidiana provata sul lavoro. Il corpo rispondeva ai segnali ricevuti creando il sintomo.
Diventare consapevoli che i pensieri che abbiamo possono influire sulla nostra salute, ci aiuterà a restare vigili, ad accorgerci in tempo se il loro contenuto è di fiducia e serenità oppure di paura e preoccupazione.
In quest’ultimo caso, gradatamente, li potremo modificare e attiveremo il nostro potere di preservarci in buona salute e con l’approccio giusto alla vita.
Alla prossima istantanea.