Diventare consapevoli della propria rabbia è un passo molto importante, abbracciare la rabbia e non scaricarla semplicemente, ci permette di vedere cosa ha agganciato dentro di noi, quale giudizio e, soprattutto, non ci abitueremo ad “annaffiare” il seme della rabbia, come ci dice il maestro Thich Naht Hanh nel libro “Spegni il fuoco della rabbia”.
Quando ci fermiamo e cerchiamo di capire perché siamo arrabbiati, ci rendiamo conto del malessere che questa emozione ci provoca, portiamo la consapevolezza dentro noi dicendoci: “sto male”, ci abbracciamo e proviamo a comprendere qualcosa in più di noi stessi.
La stessa cosa la dovremo fare all’interno di una relazione: se, per esempio, siamo arrabbiati con il nostro partner, possiamo provare a interrompere la discussione e dire: “Mi rendo conto che sono arrabbiata e potrei dire delle cose che non penso realmente”.
Così mi fermo e non vado ad annaffiare il seme della rabbia.
La stessa cosa la potrebbe fare anche il mio partner. Nel momento in cui non mettiamo più energia nel litigio, anche l’altro, rimanendo in silenzio, potrebbe chiedersi cosa lo ha fatto tanto arrabbiare.
Prendendoci un momento di riflessione, lasceremo all’altro uno spazio di riflessione. Potremo così essere in due a fare un lavoro di consapevolezza.
La compassione come antidoto contro la rabbia
Per Thich Naht Hanh, l’antidoto contro la rabbia e l’amarezza è la compassione. “Se mantieni viva la compassione mentre ascolti, la rabbia e l’irritazione non potranno nascere in te”.
Effettivamente mi è capitato di notare questa cosa: nelle discussioni con mio marito, mentre in passato avvertivo irritazione perché ero giudicante nei suoi confronti, adesso anche se non sono d’accordo con lui su una situazione, percepisco la tenerezza, perché rivedo in lui dei tratti miei.
Sono i tratti in cui mi fa da specchio e avendo compassione nei miei confronti riesco ad averla anche verso di lui.
I pompieri con l’adeguata attrezzatura
Mi piace la metafora che usa il monaco con i pompieri. “I pompieri quando accorrono a spegnere un incendio devono avere un equipaggiamento giusto: scale, acqua, abiti speciali che li proteggano dal fuoco. Non devono solo sapere spegnere il fuoco, devono conoscere anche molti modi per proteggere se stessi.
Quando ascolti a fondo qualcuno che sta male, entri in una zona che va a fuoco. Nella persona che stai ascoltando c’è un incendio di sofferenza e di rabbia, se non sei bene equipaggiato, non lo puoi aiutare, anzi potresti cadere vittima del suo stesso incendio. Per questo ti occorre un equipaggiamento adatto. In questo caso l’equipaggiamento adatto è la compassione che può essere nutrita e mantenuta in vita con la pratica della meditazione”.
Più siamo allenati ad essere consapevoli, più riusciamo a vedere cosa ci sta succedendo in quel momento lì, cosa sta succedendo a noi e anche all’altra persona.
Per quello egli dice che noi nutriamo noi stessi. “Entrare in contatto con la sofferenza può aiutarci a nutrire la nostra compassione e può metterci in grado di riconoscere la felicità quando c’è. Se non siamo in contatto con il dolore, non possiamo sapere cosa sia la vera felicità. Il contatto con la sofferenza quindi è la nostra pratica. Ognuno di noi però ha dei limiti, non possiamo fare di più di quanto possiamo”.
Ogni giorno affrontiamo la sofferenza, spesso abbiamo delle irritazioni che possiamo sciogliere allenandoci tramite la meditazione, avere una consapevolezza maggiore ci fornisce un equipaggiamento migliore.
Noi così possiamo vedere quello che ci sta succedendo, lo sappiamo affrontare, gestire e di conseguenza alla fine soffriamo di meno.
Incontriamo l’incendio, sapremo gestirlo con tutti gli strumenti adatti e acquisiremo anche la capacità di vedere che in alcune giornate abbiamo bisogno di cose che ci nutrono.
Il nutrimento lo possiamo avere tramite le esperienze che reputiamo piacevoli, come fare una passeggiata nella natura, leggere un libro che da tempo teniamo sul comodino o vedere un’amica per un caffè.
E’ importante, infatti, non stare troppo a contatto con i semi della rabbia, perché a lungo andare la sofferenza che ne deriva potrà portare conseguenze sul nostro benessere fisico e mentale.
Se sapremo essere consapevoli sapremo scegliere il meglio per noi.
Alla prossima istantanea