Oggi riprendiamo il tema della fiducia utilizzando le parole di Jon Kabat-Zinn attraverso il suo libro “Dovunque tu vada ci sei già”.
Uno strumento che mi ha aiutata ad aumentare la fiducia in me stessa è la meditazione, perché la meditazione ci aiuta a centrarci, a radicarci in quello che sentiamo.
Consapevolezza e fiducia
La mente non osservata e gestita a volte mi faceva sentire in confusione, attraverso la preoccupazione se sarei riuscita o meno ad affrontare alcune situazioni. Quando non siamo in preda a pensieri e ad emozioni ad essi correlati, riusciamo ad essere più chiari con noi stessi e a produrre idee risolutive che ci aiutino per il meglio.
L’autore scrive: “Un aspetto della pratica della consapevolezza è coltivare un atteggiamento fiducioso. Iniziamo con l’indagare profondamente sulle nostre sicurezze interiori, se non riusciamo a stabilire immediatamente su che cosa possiamo fare affidamento dentro di noi, forse abbiamo bisogno di esaminarci più a fondo.
Se stiamo inconsapevoli per la maggioranza del tempo di ciò che facciamo e non siamo particolarmente soddisfatti di come si svolge la nostra vita, forse è il momento di prestare maggiore attenzione, di essere più presenti a noi stessi”.
La meditazione ci può aiutare a focalizzarci e ad essere più presenti e consapevoli. Ci aiuta a connetterci con il nostro essere, che va bene così senza che dobbiamo sforzarci costantemente a fare di meglio, dietro a critiche interne che ci accompagnano da anni.
Siamo forti o deboli?
Lo scrittore evidenzia che: “la nostra apparente debolezza è la vera fonte di forza, mentre la patina di invincibilità è spesso fatta di debolezza, nel tentativo di celare la paura, è solo una finzione, una facciata per quanto convincente possa apparire agli altri o persino a noi stessi”.
L’autore allora ci suggerisce come fare ad uscire dalla nostra finzione e aggiunge: “prova a individuare delle situazioni in cui affronti gli ostacoli di petto e prova invece ad essere arrendevole, vincendo l’impulso a resistere.
Prova ad essere generoso quando la grettezza sta per prevalere, aperto quando vorresti ritrarti o reprimerti emotivamente. Lascia libero corso alla sofferenza, alla tristezza, ai sentimenti che provi.
Osserva come qualifichi il pianto o la vulnerabilità e abolisci le etichette, immedesimati nelle tue sensazioni alimentando nel contempo la consapevolezza momento per momento, seguendo le alternative del su e giù, positivo e negativo, debole e forte finché potrai constatare che sono tutte inadeguate a descrivere compiutamente la tua esperienza.
Vivi l’esperienza stessa fidandoti della tua maggiore forza: essere presenti e vigili”.
La pratica meditativa ci può aiutare in tutto ciò.
In passato mi muovevo cercando di evitare il dolore, lo temevo, magari avevo paura di non essere considerata e quindi evitavo persone o situazioni che avrebbero potuto arrecarmi una ferita narcisistica o, viceversa, andando a cercare proprio chi capivo che non mi apprezzava profondamente, accentuando così la mia sofferenza.
Se noi ci ancoriamo nella nostra consapevolezza scopriremo che il dolore ha un tempo e dopo si esaurisce. Se noi non andiamo ad alimentare alcuni pensieri di vittimismo, avremo la capacità di vedere che il dolore svanisce da solo senza dover fare nulla.
Quindi ciò che ci aiuta a superare al più presto il dolore è accettare la situazione, senza etichettarla o volerla cambiare ad ogni costo.
Quando lasciamo andare tutte le resistenze e facciamo esperienza di noi consapevolmente, ne veniamo fuori grazie all’auto osservazione. Scopriremo che il dolore emotivo, a volte, è più legato alle ferite narcisistiche, che alle situazioni stesse e che quindi possiamo affrontare i rifiuti o altre delusioni.
Nel tempo, proprio questa osservazione e consapevolezza ci aiuteranno ad avere fiducia in noi stessi e nella vita, scoprendo che proprio in alcuni momenti di sofferenza diventiamo consapevoli di alcune parti di noi.
Queste parti rivelate ci porteranno a vivere con maggiore leggerezza e felicità.
Alla prossima istantanea