Nel libro “La felicità della piena consapevolezza” di Jean-Pierre e Rachel Cartier, Thich Nhat Hanh ci parla delle emozioni utilizzando l’esempio dell’albero:
“Se noi osserviamo un albero durante la tempesta, vedremo la sua cima agitarsi con violenza. Avrete l’impressione che l’albero sia molto fragile, ma se dirigete la vostra attenzione sul tronco e se sapete che è profondamente radicato nella terra, allora avrete un’impressione diversa. Avrete la certezza che l’albero resisterà”.
Mi piace questa immagine e in parte mi ci identifico. Qualche anno fa, quando ancora non meditavo, spesso non riuscivo a trovare la calma dentro di me, se mi capitava un evento inaspettato che mi addolorava, mi sentivo come travolta.
Ora, se mi capitano queste situazioni mi sento molto più radicata, magari barcollo per un attimo, poi prevale in me un sentimento di fiducia che anche quell’evento possa portarmi ad utilizzare nuove risorse.
Cerco di non fare resistenza, fiduciosa del fatto che le cose andranno per il meglio e che saprò fare le scelte migliori per me.
I cinque aggregati
Thich Naht Hanh parla dei 5 gruppi di elementi che costituiscono l’essere umano: forma, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza.
La forma
Per forma egli intende il nostro corpo, che dovremmo curare con tenerezza e che a volte trattiamo male, mangiando cibi che non sono nutrienti oppure vivendo con frenesia.
“Se osserviamo ogni nostro organo, riconosceremo il fegato affaticato dagli eccessi, il cuore tormentato dalle preoccupazioni, dalle paure, dalle collere. Il cervello ingombro di troppi pensieri superflui”. Quando non ci prendiamo cura di noi, ci possiamo trovare con malesseri e somatizzazioni.
Le sensazioni
“Si muovono dentro di noi come un fiume che scorre incessantemente. Talvolta la corrente è rapida, talvolta è lenta, ma non si ferma mai. Meditare è sedersi sulla riva del fiume delle sensazioni. Meditare significa guardarle passare, riconoscerle, amarle e accordare loro l’importanza che meritano. Ma significa anche non lasciarsi sommergere, liberarsene.
Per riuscire in questo esercizio è importante sapere che le sensazioni scorrono e, anche se ci coinvolgono completamente, spariranno presto per lasciare spazio ad altre e poi ad altre ancora. Così procede la vita, si tratta di essere liberi”.
Se non ti identifichi con queste sensazioni ed emozioni, tu sei libero, le vedi scorrere, ma non hai un attaccamento che ti condiziona.
Le percezioni
“anche le percezioni le possiamo immaginare come una corrente di un fiume, l’uomo infatti percepisce incessantemente ciò che gli sta attorno. Questo può essere meraviglioso, ma troppo spesso, purtroppo, le nostre percezioni sono errate”.
L’autore, per spiegare questo concetto, fa l’esempio di quando ci innamoriamo di qualcuno e, fidandoci totalmente delle nostre percezioni iniziali, magari nel tempo scopriamo che non è la persona più indicata per noi.
Le formazioni mentali
Le formazioni mentali sono tutto ciò che ci sta attorno, ad esempio un tavolo: “è una formazione costituita da condizioni come il legno, il falegname, i chiodi e tutti gli altri elementi necessari alla sua realizzazione. Lo stesso è per il fiore, nel quale possiamo riconoscere gli elementi che lo hanno formato: le nuvole, il seme, il sole”.
Thich Naht Hanh ci racconta un detto zen: “Se incontrate il Buddha uccidetelo”. Ovviamente non è il Buddha che si deve uccidere ma l’idea, o la formazione mentale che ce ne facciamo”.
E’ importante renderci conto che noi ci creiamo costantemente delle formazioni mentali ed è importante non farci imprigionare da queste. E’ importante osservare per essere liberi.
La coscienza
Il quinto aggregato è la coscienza che ingloba tutto il resto:
“E’ la totalità dei semi che danno vita alle formazioni mentali. Questo ingloba ciò che resta dentro di noi, senza affiorare a livello della consapevolezza. Per esempio esistono in me dei semi di collera, esistono anche se per il momento sono perfettamente sereno. Allo stesso modo vi sono dei semi di paura, di disperazione, di gioia che aspettano, per manifestarsi, che siano presenti le condizioni per la loro comparsa.
Un avvenimento qualsiasi è sufficiente per far sorgere in me la collera, che esplode all’improvviso, portandomi spesso a dire o a fare delle cose sconsiderate. Che fare quando avviene un evento del genere? Innanzi tutto bisogna prendere coscienza che noi abbiamo questi semi di collera, di paura, di disperazione, ma sicuramente noi abbiamo anche dei semi d’amore, di gioia, di compassione.
L’essenziale è che noi annaffiamo i semi positivi e soprattutto il seme della piena consapevolezza, che più si sviluppa e meglio potrà occuparsi dei semi negativi quando si manifestano. Ho paura, sono in collera, sono disperato, non posso evitare che questi semi raggiungano il mio cervello, ma se li avrò annaffiati abbondantemente, saranno i semi positivi a neutralizzarli”.
Non dobbiamo temere quello che c’è nella nostra coscienza, cioè i semi che ci creano sofferenza, basta che siamo consapevoli e tutto avverrà naturalmente. I semi che ci creano uno stato positivo, interverranno a neutralizzare quelli che ci creano più dolore.
Non dobbiamo faticare per eliminare delle parti di noi, ma basta osservare noi stessi per poter essere consapevoli, liberi e poterci gestire al meglio.
Alla prossima istantanea