Abbiamo visto, nelle scorse istantanee, che la nostra infelicità spesso è dovuta a come reagiamo agli eventi della vita e che la lettura della nostra realtà è il prodotto di un condizionamento del passato, di quello che abbiamo appreso nell’infanzia, nella giovinezza, dalla società in cui viviamo, e quindi raramente per scelte nostre.
Nel libro di Eckhart Tolle “Tutt’uno con la vita”, l’autore ci dice: “La negatività non è intelligente, appartiene sempre all’ego. Ogni volta che siete in uno stato negativo vi è qualcosa in voi che vuole la negatività, che la percepisce come piacere o crede che vi darà quello che volete.
Se fosse altrimenti, chi vorrebbe attaccarsi alla negatività? Rendere se stessi e gli altri infelici e far ammalare il corpo? Così ogni volta che vi è della negatività in voi, se potete essere consapevoli, in quel momento, che c’è qualcosa in voi che ricava piacere o crede che abbia uno scopo utile, potete diventare direttamente consapevoli dell’ego”.
A volte noi non ci rendiamo conto delle frasi negative interne, perché siamo cresciuti in un ambiente dove venivano spesso utilizzate frasi di giudizio e di impotenza: “Non ci riuscirò mai”, “Doveva capitare ancora questo”, “Alla sfortuna non c’è mai fine”.
Queste frasi non le abbiamo scelte consapevolmente, ma le abbiamo fatte nostre perché le abbiamo sentite dire spesso dai nostri adulti di riferimento o le leggiamo sui social.
Ad esempio, in questo momento di pandemia, ci sono delle persone che vivono nel panico per la paura di ammalarsi, non tanto perché hanno un rischio preoccupante di contagiarsi nel loro presente, ma perché condizionati dai mezzi di comunicazione.
Il vedere la nostra realtà in modo negativo spesso è la conseguenza di nostre vecchie esperienze.
“Quando riusciamo ad essere consapevoli che stiamo facendo pensieri e considerazioni negativi e dell’attaccamento che abbiamo alla nostra negatività, noi possiamo essere consapevoli dell’ego. Nel momento in cui questo avviene la nostra identità si è spostata dall’ego alla consapevolezza.
Significa che l’ego si sta restringendo, la consapevolezza sta crescendo. Se nel mezzo della negatività, siamo capaci di comprendere, in questo momento sto creando sofferenza per me stesso, questo sarà sufficiente per innalzarci al di sopra delle limitazioni degli stati condizionati dell’ego e delle reazioni.
Vi si schiuderanno infinite possibilità, le quali vengono a voi quando vi è la consapevolezza. Vie molto più intelligenti per rispondere a qualsiasi situazione. Sarete liberi di lasciare andare la vostra infelicità nel momento in cui, riconoscete la sua mancanza d’intelligenza”.
Sono d’accordo con queste parole di Tolle: “sto creando sofferenza per me stesso”.
La consapevolezza che ero io a crearmi sofferenza, attraverso i miei pensieri, mi ha portata ad impegnarmi a meditare tutti i giorni. All’inizio trovavo faticoso crearmi lo spazio quotidiano per meditare, mi veniva difficile, l’ego creava scuse come la mancanza di tempo.
Nel tempo mi sono resa conto che la meditazione mi aiutava a lasciar andare e ad accettare la realtà così com’era. Nelle stesse situazioni che in passato vivevo come pesanti e immodificabili, ora riesco a vedere delle alternative più comode per me stessa, quindi vivo la mia quotidianità con maggiore leggerezza, pensando di poter scegliere sempre qualcosa che mi faccia vivere meglio.
Quello che è cambiato è la consapevolezza che alcune idee le avevo ereditate e che potevo cambiarle.
Osservare i nostri pensieri nel tempo ci farà trovare quella serenità e quella gioia di vivere che è già dentro di noi, ma è soffocata dai pensieri nostri e della collettività.
Alla prossima istantanea.