Oggi vi racconto di una mia sincronicità, di cui sono sempre più consapevole nella mia quotidianità.
Quattro anni fa circa, la mia cara amica Loretta mi regalò un libro di Brian Weiss, psichiatra americano, docente universitario, di cui non avevo mai sentito parlare.
Misi il libro sul comodino con l’intenzione di leggerlo al più presto, ma in quel periodo ero totalmente assorbita dalle letture di Thich Naht Hanh e Eckhart Tolle, e dopo un po’ di tempo spostai il libro dal comodino alla libreria in sala.
Il 19 marzo di quest’anno è mancato improvvisamente un mio caro amico. Mi sono sentita malissimo. Il giorno dopo mi sono svegliata e ho sentito il bisogno di leggere il libro regalatomi da Loretta.
Non ricordavo il titolo, chi fosse l’autore, quale fosse l’argomento, ricordavo solo la copertina e c’era questa incredibile spinta a leggere proprio quel libro. Rimango sbalordita quando mi capitano queste esperienze, che non arrivano dalla mente logica, ma dal mio sentire.
L’ipnosi regressiva
Il libro in questione è “Molte vite, un’anima sola“, scritto da Brian Weiss, noto psichiatra americano che utilizza l’ipnosi regressiva. Nel leggere questo libro ho trovato sorprendente che il dr. Weiss, durante le sedute di ipnosi regressiva, riesca a portare i pazienti a ricordare eventi non solo dell’età della fanciullezza, ma anche di vite precedenti.
Nel libro è anche descritta la sua sorpresa, non si sarebbe mai aspettato infatti di ascoltare pazienti che descrivevano minuziosamente alcuni particolari di antichi periodi storici, che non potevano conoscere.
Lui ha scoperto sul campo l’esistenza della reincarnazione. Questa scoperta gli ha fatto mettere in discussione alcune conoscenze scientifiche, che hanno alcuni limiti e gli ha permesso di intraprendere un cammino di conoscenza ed evoluzione spirituale.
Mi piace molto quest’affinità, siamo due professionisti nati da studi scientifici, ma ci siamo ritrovati a compiere un cammino spirituale.
Con la meditazione infatti, mi sono ritrovata a credere nell’istinto, in un cammino dove le mie priorità sono la serenità e la gioia e non la prestazione a tutti i costi, che ho rincorso per metà della mia vita, come questa società chiede di fare a tutti noi. Anche Weiss crede in questo, lui però ci è giunto grazie alle rivelazioni dei suoi pazienti.
Vi leggo un brano dove si confronta con le sue rappresentazioni dell’ego, sull’immagine del medico che si sente importante in quanto può aiutare gli altri:
“I medici sanno guarire, sono guide altamente specializzate, non sono certo dei semidei. Siamo soltanto delle persone altamente specializzate come tutti coloro che contribuiscono al funzionamento della nostra società, i medici sono raggi di una stessa ruota.
Molti individui si nascondono spesso dietro i titoli accademici e la loro facciata da professionisti e invece dobbiamo ricordare che cosa eravamo prima che ci venissero conferiti i nostri titoli. Il fatto è che non solo siamo tutti in grado di diventare persone capaci di un’affettività ed essere spirituali, caritatevoli, gentili, pacifici, pieni di serenità e di gioia, ma che lo siamo già, abbiamo solo dimenticato di esserlo e il nostro io sembra fare di tutto per impedirci che ce ne ricordiamo.
La nostra visione ha oscurato i nostri valori capovolti, non sono pochi gli psichiatri che mi hanno detto di sentirsi intrappolati dai loro pazienti e di aver perso la gioia di essere d’aiuto agli altri. Noi siamo esseri spirituali ed essi sono prigionieri delle loro insicurezze e del loro io, anche a loro occorre il coraggio di prendersi dei rischi e di proiettarsi nella condizione del vero benessere e della gioia”.
Mi sento molto in sintonia con queste parole. Weiss ha messo a repentaglio la sua carriera accademica scrivendo il suo primo libro, che racconta della sua prima paziente curata con l’ipnosi regressiva.
Anche io mi sono sentita confusa quando ho iniziato ad avere coincidenze e sincronicità e la mia vita ordinata e calcolata è stata messa in crisi. Sentire che “devo” leggere un libro o ascoltare le parole di alcuni miei pazienti che raccontano esperienze di premorte mi provoca emozioni particolarmente toccanti. Mi hanno raccontato di essersi visti sul soffitto e da lì vedevano cosa facevano i medici sul loro corpo, ma non solo, vedevano anche la disperazione dei familiari nella stanza accanto.
Sembra che ci sia davvero una vita oltre la morte e mi rassicura quando vengo a conoscenza di colleghi con una visuale strettamente scientifica, che poi si ritrovano spiazzati da racconti che ci fanno conoscere “altro”, qualcosa di molto profondo e interessante.
Come dice Weiss siamo tutti esseri spirituali, siamo esseri meravigliosi che spesso ci facciamo schiacciare da pensieri di adeguatezza o inadeguatezza, se siamo meglio o peggio degli altri.
Cerchiamo di non farci limitare dai nostri pensieri.
Alla prossima istantanea